Giulia Scannavino, la giovane mamma e il colloquio da incubo: «Mi hanno chiesto: come farai a Natale senza tuo figlio?»

La 28enne di Roma laureata in lingue ha raccontato la sua brutta esperienza a un colloquio di lavoro in un post diventato virale

Giulia, giovane mamma denuncia: «Al colloquio mi hanno chiesto come avrei fatto il Natale senza mio figlio»
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Lunedì 24 Ottobre 2022, 13:44 - Ultimo aggiornamento: 25 Ottobre, 11:32

Come farai a Natale senza vedere tuo figlio? Soffirai a mandarlo da solo al mare con il papà durante le vacanze estive? Sono queste le domande a cui Giulia Scannavino, romana di 28 anni  laureata in lingue e mamma di un bimbo di 2 anni è stata sottoposta durante un colloquio di lavoro per un'azienda. «Mi hanno valutato in base alla mia vita privata, dopo una selezione durata mesi e in cui ho superato ben 5 step» è la conclusione amara della ragazza in un post su Linkedin, diventato virale con oltre 2mila condivisioni.

Giulia Scannavino, laureata e in cerca di lavoro 

Giulia vive a Roma, nel quartiere Primavalle con il suo compagno e suo figlio di due anni, nato nel 2020. Alle spalle ha diverse esperienze lavorative, anche all'estero, una laurea triennale in lingue e ora sta studiando per la magistrale in International Cooperation a La Sapienza. «A 26 anni sono rimasta incinta, non era una cosa pianificata anche se è stata la cosa più bella della mia vita» ci racconta «Quando l'ho saputo, l'ho detto piangendo al mio datore di lavoro con cui avevo appena firmato il contratto a tempo determinato».

Ma dopo essere rimasta incinta, il contratto a tempo determinato non è stato rinnovato, la richiesta di mutuo è stata rifiutata. Giulia ha stretto i denti, oggi ha un mutuo insieme al compagno e vivono in tre con un solo stipendio, da qui l'urgenza di trovare un lavoro.  

 

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Il colloquio: «Hanno distrutto il mio essere donna» 

Il processo di selezione era iniziato prima dell'estate e dopo diversi colloqui superati Giulia è arrivata all'ultimo step, il colloquio face to face davanti a 6 recruiter: «Nella prima parte del colloquio ho potuto presentarmi e parlare delle mie esperienze» puntualizza. Poi però ha detto di avere un bambino di due anni e il colloquio comincia a concentrarsi su questo aspetto: «La recruiter inizia a chiedermi come farò a lavorare con un bambino di due anni. Se ho pensato che la mia vita con un lavoro sarà ancora più frenetica. Mi chiede con voce provocatoria come farò a trascorrere il giorno di Natale a lavoro anziché a casa con mio figlio. Sempre con lo stesso tono, mi domanda come farò a non partire con lui durante le sue vacanze estive ad agosto e se soffrirò a mandarlo da solo al mare con il papà» racconta Giulia. Lei risponde con calma: «Con tutta onestà e tranquillità replico che, avendo partorito sotto pandemia, ho avuto tantissimo tempo da dedicare a mio figlio. E dunque è arrivato il momento di pensare alla mia “carriera”; aggiungo inoltre che dedicarmi al lavoro sarebbe in primis un investimento per un futuro migliore da regalare a mio figlio». 

Nonostante la risposta tranquilla, Giulia esce dal colloquio molto turbata: «Distrutta. Sono triste, amareggiata e scoraggiata perché quelle domande hanno frantumato il mio essere donna». Una settimana dopo è arrivata la conferma dell'esito negativo del colloquio.

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Un messaggio per tutte le mamme 

Giulia ha affrontato anche altri colloqui in cui non ha più ricevuto domande di questo tipo. Ma l'amarezza resta tanta: «Non ho scritto il post per accusare l'azienda, ma per esprimere il mio dispiacere verso una situazione che reputo ingiusta che vivono tante donne e ragazze» puntualizza «Essere mamma è la cosa più bella che mi sia capitata nella vita, ma voglio sentirmi anche realizzata anche come donna e come lavoratrice, non voglio impormi limiti solo perchè ho un bambino. Inoltre penso che servirebbe un po' di tatto da parte di chi conduce i colloqui, è giusto mettere alla prova il candidato, ma quando si entra nella sfera privata bisogna essere attenti: se avessi avuto una situazione più delicata alle spalle sarei crollata, non è giusto». 

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