Disabile giù dalla finestra a Roma, la testimone: «Ho visto cinque agenti, c’era anche una dottoressa»

La signora Loredana: «Abito di fronte a casa di Habib: l’ho visto steso a terra»

Disabile giù dalla finestra a Roma, la testimone: «Ho visto cinque agenti, c era anche una dottoressa»
di Camilla Mozzetti
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Giovedì 15 Settembre 2022, 08:22 - Ultimo aggiornamento: 16:08

«Se qualcuno ti afferra per buttarti giù da una finestra anche se sei un sordomuto emetti un lamento e le assicuro che quell'uomo sapeva farsi sentire pur non avendo la parola. Invece nulla». Loredana è seduta nel suo soggiorno, ha in braccio il nipotino di appena 14 mesi che non la smette di giocare con il cellulare. Lei quel 25 luglio quando Hasib Omerovic il 36enne rom è caduto dalla finestra della sua camera era in casa; in una palazzina che guarda il retro dell'edificio di via Gerolamo Aleandro e con i suoi occhi ha visto quell'uomo a terra che poi si è rialzato per accasciarsi di nuovo. «Alla finestra da cui è caduto non c'era nessuno».
Signora Loredana, sono le 12.29 quando la polizia interviene per identificare il cittadino di origini bosniache Omerovic. Qualche minuto più tardi l'uomo cade dalla finestra, c'è ora un'inchiesta per tentato omicidio e falso in atto pubblico. Lei cosa ha visto?
«Avevo da poco addormentato mio nipote e stavo stendendo il bucato fuori dalla finestra quando l'ho visto in terra, poi si è alzato, era una maschera di sangue, si è diretto verso la balaustra che separa il nostro cortile dal suo che è più alto. Si è aggrappato e lì, poco distante, c'era un poliziotto che ha detto ad un collega attento che si butta di sotto».
Quindi c'erano degli agenti di polizia nel cortile?
«Sì».
Quanti erano?
«Quattro uomini, di cui tre in borghese e un agente più giovane con la divisa. C'era anche una donna in jeans e camicia bianca che chiamavano dottoressa, presumo perché fosse un superiore. Aveva la radio in mano e discuteva con l'autoambulanza che non arrivava. Diceva di fare presto perché c'era un uomo in gravi condizioni. Il poliziotto in divisa diceva a Hasib di restare fermo, di non muoversi che stavano arrivando i soccorsi ma lui si dimenava, si toccava le gambe però era cosciente».

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E alla finestra di quell'appartamento c'era qualcuno? Ha visto affacciarsi qualcuno da lì?
«No assolutamente, nessuno. La finestra era spalancata ma era sempre aperta. Circa venti giorni prima dell'incidente, di sera, io e mio marito rientrando a casa sentimmo il frastuono di vetri che si rompono e in effetti era andata così dopo probabilmente l'ennesima litigata che c'era stata in quella famiglia: i vetri erano andati in frantumi».
Dopo l'incidente ha visto altri poliziotti tornare anche in orari, diciamo, non canonici?
«No dopo che Hasib è stato portato via non è più tornato nessuno».
A lei la polizia ha fatto visita?
«Sì, ma settimane dopo. Sono venuti a casa due uomini da via Genova, saranno stati i primi giorni di settembre, ora non ricordo se il 2 o il 3 settembre, nel pomeriggio. Mi hanno fatto delle domande e ho detto loro quello che sto dicendo a lei. Mi hanno chiesto anche se quell'uomo dava problemi».
E li dava?
«Personalmente né io né i miei familiari abbiamo mai avuto a che dire anzi, svuotando la cantina mio marito gli ha anche regalato dei vestiti. Ora nel quartiere dicono che era molesto, che importunava le donne».
Al riguardo c'è un post apparso su Facebook che denunciava proprio questo.
«Sì, l'ho letto ma quel post è scomparso esattamente dopo l'incidente e a me è sembrato strano. Io non so se per le strade dava veramente fastidio o se abbia dato fastidio, poniamo, ad una ragazza che non doveva, capisca quello che le voglio dire...».
Torniamo un attimo al pomeriggio del 25 luglio. Che idea si è fatta?
«Credo che l'uomo sia caduto a candela che abbia sbattuto le gambe sul gradino proprio sotto alla finestra e abbia poi sbattuto la testa scivolando in avanti.

Se cadi di testa da quella altezza non puoi rialzarti però che le devo dire, io ero in casa non ho sentito rumori strani od urla».

 


Gli Omerovic come famiglia avevano dato disturbo?
«L'appartamento è grande ma ci vivevano in otto e poi chissà quali altri parenti che andavano e venivano e a volte li abbiamo sentiti litigare ferocemente. Due giorni dopo l'incidente mi sono fermata a parlare con la mamma, Fatima, che era in cortile con una delle figlie, le ho chiesto come stesse Hasib e lei mi ha risposto male e poi mi ha detto che l'altra figlia disabile, quella che era in casa, le aveva raccontato che erano entrati in dieci e che lei era stata chiusa nel soggiorno. Ma io ho visto solo quei cinque agenti e la famiglia dopo il 9 agosto è sparita».
Ma solo lei stava alla finestra?
«Guardi tutto il palazzo di Hasib era affacciato, qualcuno ha fatto pure le foto, ma qui siamo a Primavalle..».
 

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