Da misura emergenziale ad aiuto permanente. La decontribuzione Sud, attivata nel 2020 in piena pandemia per aiutare l’occupazione nelle regioni del Mezzogiorno, attraverso un abbattimento del costo del lavoro del 30 per cento, si appresta a cambiare volto. «La decontribuzione al Sud è un treno che fino al 30 giugno viaggerà sicuramente sui binari del temporary framework, e cioè della deroga europea alla regola degli aiuti di Stato legata al Covid, ma siamo già al lavoro per mettere questo cruciale intervento su un binario più solido e duraturo, che continui nel tempo e lo renda strutturale», spiega al Messaggero la ministra per il Sud e la coesione territoriale Mara Carfagna. Che aggiunge: «Solo se la misura avrà un orizzonte di medio periodo, lo sgravio potrà essere davvero efficace nel produrre nuova occupazione. Su questo è aperta una intensa interlocuzione con l’Europa. L’ipotesi che stiamo coltivando è quella di legare la decontribuzione agli investimenti nelle missioni-chiave del Pnrr come digitale e transizione verde».
Mara Carfagna: «Un piano per le strade del Centro-Sud. Pnrr, maggiori verifiche sui prossimi bandi»
LE TAPPE
Per non rischiare uno stop di Bruxelles, in futuro lo sgravio potrebbe essere erogato dunque solo alle imprese che rispetteranno determinati requisiti in materia di digitalizzazione e consumo energetico.
Tradotto: l’idea è quella di riservare l’aiuto alle aziende che investono nella transizione digitale ed ecologica. Le aree in cui è valido l’esonero contributivo avevano nel 2018 un tasso di occupazione inferiore alla media nazionale. Hanno diritto alla fiscalità di vantaggio i datori di lavoro privati, anche non imprenditori. L’esonero è del 30 per cento fino al 2025 incluso, dopodiché stando alle regole attuali dovrebbe andare a scalare: toccherà il 20 per cento, nel biennio 2026-2027, fino a scendere al 10 per cento nel 2028 e nel 2029. Intanto Unimpresa ha chiesto al governo di fare pressioni sull’Ue affinché autorizzi in via definitiva il ricorso alla decontribuzione Sud anche per il 2022. Perché se è vero da un lato che il Temporary framework è stato prorogato fino a giugno e che l’Italia già a dicembre ha notificato a Bruxelles l’intenzione di continuare a far leva sullo strumento, dall’altro manca ancora una comunicazione ufficiale da parte della Commissione europea per mettere in moto quest’anno lo sgravio. Questione di giorni, assicurano dal ministero competente. L’ok di Bruxelles è atteso per la fine del mese.
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