Ferrovia Roma-Pescara, la sfida dell’Abruzzo: decidiamo noi il percorso

Il senatore D’Alfonso: «Questa opera è irrinunciabile, ma il progetto va cambiato». Troppi centri abitati presenti lungo il tracciato. La proposta di un’alleanza alla Regione Lazio

Ferrovia Roma-Pescara, la sfida dell’Abruzzo: decidiamo noi il percorso
di Giovanni Sgardi
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Sabato 28 Maggio 2022, 00:13 - Ultimo aggiornamento: 13:06

«Le grandi opere pubbliche non si fanno senza il consenso della popolazione». E il progetto per il raddoppio della linea ferroviaria Roma-Pescara che buca muri, espropria terreni, innalza viadotti, per l’Abruzzo va modificato. Lo ha spiegato il senatore dem Luciano D’Alfonso, presidente della commissione Finanze e tesoro di palazzo Madama, che chiede un nuovo tracciato, sollecitato dalla Regione ed elaborato da Italferr, con il consenso delle comunità interessate all’infrastruttura.

Trasversale

Attenzione, in gioco non ci sono bruscolini: in ballo oltre alla trasversale ferroviaria anche una maggiore velocità dei treni che la percorrono.

Un investimento di 1.556 milioni, un’opera «destinata a durare cento anni» ha aggiunto D’Alfonso. Che chiarisce: «Abbiamo assoluto bisogno di questa tratta. Ci sono le risorse dal 2016. Abbiamo un commissario governativo extra ordinem con poteri straordinari per realizzarla. Abbiamo un soggetto progettista, l’Italferr, che lavora in regime di grande agilità. Abbiamo una stazione appaltante di grande tradizione come Rfi. Abbiamo organi collegiali deputati ad hoc come la sezione speciale del Consiglio superiore dei lavori pubblici per le opere finanziate dal Pnrr». E allora, quale è il problema? «Ci sono suoli comunali interessati dai cantieri che meritano più rispetto. L’articolo 117, comma 3, della Costituzione (e questo è l’uovo di Colombo) dice che i tracciati delle grandi opere ferroviarie e di comunicazione sono definiti dalle Regioni con atti formali. O intese Regioni-Governo».


Praticamente, tracciato a parte, ci sono tutte le condizioni per procedere. «Le somme a disposizione ci mettono al riparo da splafonamenti. Con il 32 per cento di finanziamento, hai voglia a cercare soluzioni - prosegue D’Alfonso -. Si possono trovare spazi dove non c’è l’edificato, dove non bisogna demolire. Non è difficile allineare le esigenze. Le opere pubbliche importanti hanno bisogno del consenso locale (infatti si sono costituiti numerosi comitati territoriali, ndr). A decidere il tracciato devono essere Abruzzo e Lazio. Lo dice la Costituzione e la giurisprudenza costituzionale. Non è possibile che scelte di questo tipo arrivino da Roma».
La proposta di D’Alfonso è dunque questa: «Mettiamoci insieme per collaborare. Facciamo in modo che Abruzzo e Lazio attivino comunicazioni con delibere di giunta, attraverso documenti del Consigli regionali, leggi regionali se necessarie. Gli enti locali si sono già messi all’opera perché il percorso ferroviario sia valido e validato. Il dibattito pubblico, a Pescara, ha individuato problemi e delineato soluzioni. L’iniziativa spetta adesso alle Regioni interessate dall’opera». Tra gli «enti locali che hanno trovato alternative ai problemi che hanno prefigurato» quello di Manoppello, è noto, è da mesi in prima linea con la variante Interporto. La soluzione-cerniera del senatore Pd potrebbe rimetterla in gioco? Manoppello lo spera. «Quello di D’Alfonso è un ottimo aiuto» commenta il sindaco Giorgio De Luca. Ben venga la soluzione proposta dal senatore. E’ ora che la politica nazionale si svegli. Dove sono gli altri politici? Li aspettiamo».

La chance

Qualora non si arrivi proprio a un accordo, c’è un’ultima chance prefigurata da D’Alfonso: «Una riunione del Consiglio dei ministri, partecipata dalle Regioni, per trovare una soluzione finale. Adesso l’importante è avere un atteggiamento propositivo, non rinunciatario». Perché, almeno in Abruzzo, c’è in ballo l’accelerazione dei collegamenti con la capitale nel momento in cui le altre direttive di sviluppo sono schiacciate sulla fascia adriatica. Porti, autostrade, alta velocità: l’appannaggio esclusivo è della costa. Ma la Regione vive anche dei suoi rapporti con Roma e trasporti che attualmente sono monopolio quasi esclusivo delle società di bus. Ecco perché le ferrovie devono riguadagnare il loro ruolo di riferimento. E soprattutto la competitività.

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