Agenzia Ue della Cultura, il piano per portarla a Roma

Agenzia Ue della Cultura, il piano per portarla a Roma
di Mario Ajello
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Mercoledì 4 Agosto 2021, 00:34

L’idea è della Lega ma si sta facendo largo in maniera trasversale. L’intenzione è che la sostengano tutti. E questa idea è destinata a interessare il governo e a finire nelle prossime settimane sul tavolo di Draghi e di svariati ministri. Di che cosa si tratta? Di portare a Roma - che già si è vista ingiustamente negare importanti istituzioni Ue del calibro dei Tribunale dei brevetti e che aspira con tutti i titoli ad avere l’Agenzia biomedica proprio su un territorio di eccellenza come il distretto farmaceutico laziale - l’Agenzia esecutiva europea per l’istruzione e la cultura. La Eacea, questa la sigla, gestisce i finanziamenti per l’istruzione, la cultura, gli audiovisivi, lo sport, la cittadinanza e il volontariato. Non roba da poco. Organismo pesante e qualificante.

UN ITALIANO ALLA GUIDA

Roma, che non per caso è stata scelta come sede del G20 della cultura che si è svolto pochi giorni fa con tanto di inaugurazione super-spettacolare e forte al Colosseo, merita naturalmente di ospitare in pianta stabile la Eacea, che finora ha operato a Bruxelles e che al momento è guidata da un italiano.

Si tratta di Roberto Carlini, romano, che dal 2019 ne è diventato direttore esecutivo. Succedendo, per scelta del Collegio dei commissari Ue, alla belga Milvia van Rij-Brizzi.

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L’Agenzia ha in carico oltre 5.000 progetti ed è dotata di un budget di un miliardo di euro all’anno. E’ stata istituita il 1 gennaio 2006, dipende direttamente dalla Commissione Ue e gestisce tra l’altro i finanziamenti di programmi come Erasmus+ ed Europa Creativa. Per non dire del ruolo che svolge nel campo dell’industria dell’audiovisivo. Ed è qui che la connessione con Roma, e l’opportunità di impiantare questo organismo nella Capitale, diventano naturali. Visto che il progetto Ue, come ha detto anche la von der Leyen e come non fa che ripetere il ministro Franceschini, è quello di trasformare gli studios di Cinecittà in una Hollywood europea. Proprio per questo il Pnrr destina a Cinecittà 300 milioni di euro di fondi - il massimo investimento Ue su Roma - che dovranno servire, come si legge nel piano, «a potenziare la competitività del settore cinematografico e audiovisivo italiano» e ad attenuare l’impatto sociale ed economico della crisi che si è abbattuta con particolare veemenza su questo comparto. Si tratta per esempio di allargare gli studi di Cinecittà nei terreni adiacenti di proprietà di Cassa Depositi e Prestiti: 473 mila metri quadri, dove saranno costruiti 6 nuovi teatri hi-tech.

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GLI STUDIOS

Gli studios romani sono stati infatti scelti dal governo italiano come palcoscenico per l’ok di Bruxelles al Pnrr con von der Leyen e Draghi insieme sulla scena. In una fase di rilancio non solo dell’industria audiovisiva ma in generale del protagonismo culturale di Roma nel nuovo mondo in costruzione dopo la fase del Covid, in cui cambieranno molte cose e si stabiliranno altri equilibri nei quali l’Italia e la sua Capitale dovranno contare di più, portare in questa città un organismo come la Eacea non varrebbe solo come tributo alla forza storica dell’Urbe ma sarebbe un segno pratico di riconoscimento al ruolo che Roma può svolgere più e meglio di altri nella rinascita culturale, e quindi anche economica, dell’Europa. L’Italia che a livello di governo spinge per avere da noi più agenzie europee possibili - c’è solo quella di Parma sull’alimentazione - non vuole farsi sfuggire questa occasione. Che ha una finalità bipartisan ed è in linea anche con le strategie e il protagonismo politico del ministro della Cultura, Dario Franceschini. 

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L’idea di portare a Roma questa Agenzia stuzzica il governo perché oltretutto si collega con il piano di rafforzamento dei poteri e della centralità della Capitale, anche in ambito internazionale, a cui ha lavorato la commissione istituita dal ministero per gli Affari regionali e che - coordinata dal professor Francesco Saverio Marini - ha consegnato il testo alla Gelmini. C’è chi sospetta che venendo il progetto dalla Lega possa essere un contentino dei nordisti alla Capitale, per poi tornare a chiedere da parte del Carroccio lo spostamento della Rai - o almeno di strutture e servizi importanti della tivvù pubblica - da Roma a Milano, secondo la decisione anti-economica e insostenibile partorita in extremis dallo scorso consiglio d’amministrazione di Viale Mazzini prima dell’avvento del tandem Fuortes-Soldi. Ma magari questo pensiero pecca di un eccesso un eccesso di dietrologia. Quel che conta è che il progetto sull’Agenzia europea della cultura risulta adattissimo - come si fa notare nel centrodestra - a venire sottoscritto e sostenuto da tutte le parti in causa. A cominciare dai quattro candidati sindaci di Roma.
 

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