L'austriaco Hartmann, difficile
tenere testa alla sua velocità
nella Coppa Città di Rieti

L’austriaco Peter Hartmann
di Giacomo Cavoli
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Mercoledì 21 Agosto 2019, 08:43
RIETI - Se non è la più veloce di sempre, poco ci manca. Perché la media oraria di 165 chilometri (164.94, per esattezza) raggiunti ieri dall’austriaco Peter Hartmann nel Gruppo 2 della Coppa Città di Rieti, al Ciuffelli, non si ricordava almeno dal 2017, quando il 17 agosto, di nuovo nel Gruppo 2 della Ccr, fu Riccardo Brigliadori – figlio dell’indimenticato Leonardo, campione del mondo a Rieti 1985 – che, classificandosi primo di giornata, arrivò a far segnare l’eccezionale media di 169 chilometri orari, l’equivalente di sfruttare e solcare l’aria senza l’ausilio di alcun motore ad una velocità ben maggiore di quella sostenuta da un’automobile in autostrada, giusto per recitare un paragone che non potrebbe mai stare in piedi.

Così il risultato di ieri, scoperto al termine del quotidiano rito di download dei voli di gara dai logger di volo, ha quasi il sapore del secondo miglior risultato assoluto di sempre ottenuto a Rieti, dopo quello di Brigliadori. Ma la difficoltà oggettiva di ricostruzione storica di decine di voli compiuti ogni estate a partire almeno dalla prima Coppa Internazionale del Mediterraneo del 1986 fa propendere per l’eccezionalità del risultato non conferendogli il titolo di record, senza per questo valutarlo però meno importante.

IL TALENTO DI HARTMANN

Hartmann è unanimemente riconosciuto come cannibale da classifica un po’ ovunque metta piede: solo il fuoricampo nel quale incappò a due giorni dalla fine non gli permise di vincere l’oro ai campionati europei di Rieti 2015, mentre quest’anno, arrivato in occasione della Ccr, non ha tardato a ridimensionare le aspettative di un podio tutto tricolore, dove soltanto Giorgio Galetto e Roberto Istel riescono, per ora, a tenergli testa.

Così, ieri, macinare quella velocità – grazie al connubio fra le previsioni meteo di Ezio Sarti e i task di volo disegnati dalla direzione gara di Aldo Cernezzi – non gli è stato certo impossibile, ma era comunque necessario un pilota del suo calibro per portare a casa l’impresa di giornata che, naturalmente, era quella classica da cielo di Rieti, con l’alta temperatura che ha dato il via libera a cumuli e quote promettenti già dal traguardo di partenza della gara.
 
«Diversamente dalla consuetudine in voga a Rieti e consigliato dalle previsioni di Ezio Sarti, ho assegnato un percorso di volo che stavolta portava i piloti prima verso nord, al pilone di Cantiago, dove stavolta le condizioni erano insolitamente migliori al mattino – spiega Cernezzi – Poi li ho fatti dirigere a sud, verso Vallelonga e infine a Rieti. Si è trattato del classico task reatino ripetuto decine di volte da centinaia di piloti, ma stavolta percorso al contrario: una soluzione nuova, che gli ha fatto sperimentare un tragitto di avvicinamento alla valle di Rieti inusuale rispetto al solito. Ma Hartmann si è dimostrato capace di ripetersi, perfezionando un percorso conosciuto da tutti e però presentato con una nuova prospettiva. Avevo immaginato sarebbe riuscito a concluderlo in circa due ore e cinquanta minuti – conclude Cernezzi - Lui invece ha impiegato due ore e mezzo, la prova di un pilota di comprovata capacità».

LA MEDIA ORARIA DI GRUPPO PIU’ VELOCE DI SEMPRE

Non che gli altri piloti del Gruppo 2 siano stati da meno, in una giornata che, se non ha regalato il record assoluto reatino di velocità oraria, ha però certamente fatto registrare quello del gruppo di gara più veloce di sempre di tutta la storia volovelistica sportiva di Rieti. Trainati dal connubio tra meteo e percorso, l’intera compagine al seguito di Hartmann ha fatto segnare velocità comprese tra i 155 (Werner Amann, connazionale di Hartmann secondo di giornata) e i 131 chilometri orari che, in altre giornate, avrebbero garantito un ottimo piazzamento o addirittura il primo podio e ieri, invece, erano sinonimo di bassa classifica.

La giornata, però, era bella per tutti e così, seppur con un percorso leggermente più breve, anche nel Gruppo 1 si è corso veloce: il più bravo è stato il 38enne milanese Mattia Costa (143 km/h), staccando di quasi dieci chilometri orari Lorenzo Monti (137 km/h) e il pluricampione del mondo Stefano Ghiorzo (136 km/h), a bordo di un 13 metri e mezzo.

Curiosa coincidenza, sia nel 2017 che quest’anno, alla guida della direzione gara c’era Aldo Cernezzi e il briefing meteo mattutino era condotto da Ezio Sarti, come già avvenuto nel 2016, nel 2018 e quest’anno. Segnale di un connubio che – esclusa l’inevitabilità della meteorologia, che per molti fatica ad assumere le sembianze di scienza esatta – contribuisce a far tenere salda a Rieti la fama di Mecca del volo a vela.  

LA DIFFICOLTA’ DELLA RICOSTRUZIONE STORICA

A memoria storica, precedenti di gruppi di volo così veloci, a Rieti, non se ne ricordano: si potrebbe quindi affermare – senza tuttavia scartare il beneficio del dubbio – che il Gruppo 2, ieri, sia stato quello più veloce di sempre.

A testimoniare il non-record della velocità strepitosa di Hartmann è invece il risultato di Brigliadori del 2017, prima del quale però è difficile rintracciare i riscontri di una velocità superiore. Servirebbe poter spulciare le classifiche di gara giornaliere che raccontino almeno a partire dalla prima edizione della Coppa Internazionale del Mediterraneo del 1986: peccato che molti dei carteggi dell’epoca non siano disponibili digitalmente e, se ancora esistenti, finiti chissà dove in qualche polveroso archivio. Difficile quindi dire se il risultato di Brigliadori rappresenti il migliore mai ottenuto a Rieti e quello di Hartmann il secondo immediatamente successivo: semplice però affermare si tratti di due prove strepitose comunque difficilmente ripetibili, concluse da veterani del volo silenzioso cresciuti a pane e termiche e rese tuttavia possibili anche dal grado di sviluppo maturato dall’industria volovelistica, che negli ultimi anni è alla spasmodica ricerca di continui, anche impercettibili, miglioramenti. Un risultato probabilmente quasi impossibile da raggiungere a bordo di alianti con qualche decina di anni alle spalle: servirebbero condizioni meteo ancora migliori e, sulla cloche, una mano della vecchia scuola.
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