Rieti, il pluricampione Ghiorzo
e l'evoluzione della disciplina
dal 1985 a oggi. Per la Coppa
forse domani ultima giornata

Stefano Ghiorzo
di Giacomo Cavoli
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Venerdì 23 Agosto 2019, 08:48
RIETI - Ultima giornata di volo, domani, sabato 24 agosto. Forse. Poi calerà il sipario sulla Coppa Città di Rieti e sulle competizioni volovelistiche estive reatine, ma nel frattempo – come solito di Rieti – alla quinta giornata, la meteo stavolta difficile da prevedere e i percorsi brevi e con aree task per scongiurare il rischio pioggia firmano il ribaltone nella classifica del Gruppo 2 della Ccr.

Così, stabilita di riposo dalla direzione di gara la giornata di oggi, se domani dovesse arrivare una nuova firma sotto la decisione del “no task”, la Coppa Città di Rieti avrebbe affrontato il suo ultimo giorno di gara già ieri. E con risultati tutto sommato spiazzanti, rispetto alle previsioni.

IL PLURIORO MONDIALE STEFANO GHIORZO DI NUOVO A RIETI

A Rieti è tornato dopo diversi anni, paradossalmente in contrasto con un periodo ormai lontano quando, dopo la sua partecipazione al Mondiale del 1985, a partire dalla prima edizione del 1986 della Coppa Internazionale del Mediterraneo Stefano Ghiorzo (nella foto della rivista “Volo a Vela”) iniziò a frequentare il Ciuffelli con assiduità, almeno fino alla metà degli anni Novanta, vincendo all’Europeo dei motoalianti nel 1992 e conquistando l’oro ai campionati europei di Rieti 1994 in classe 15 Metri. «Poi i pre-mondiali e mondiali in giro per il mondo e soprattutto l’Europa del nord mi hanno tenuto lontano – confessa Stefano Ghiorzo - Ma tornare a volare a Rieti, ogni volta, è sempre un’emozione nuova».

Ma quando nel 2010 arrivò a Rieti per partecipare alla Cim, su Ghiorzo alleggiava l’aura del titolo del mondo appena conquistato nella 15 Metri a Szeged, in Ungheria, e non passava istante in cui qualcuno, incrociandolo, lo indicava come colui che, dopo l’oro di Giorgio Galetto a Bayreuth nel 1999, aveva riportato l’Italia sul tetto più alto del mondo: «A Bayreuth fui secondo dietro Giorgio, quell’anno facemmo un primo, secondo e quinto posto, fu un risultato di squadra molto buono” ricorda Ghiorzo».

Appena quattro anni ed ecco il secondo titolo iridato a Pociūnai, in Lituania, stavolta nei 13 metri e mezzo di apertura alare, la classe per la quale lui, Alberto Sironi e Vittorio Pinni, dall’inizio della Coppa Città di Rieti, stanno utilizzando il cielo reatino come campo di prova per arrivare con le idee chiare all’imminente mondiale di classe a Pavullo, in Emilia-Romagna: «Non ho mai abbandonato i 15 Metri, soltanto negli ultimi anni ho fatto un campionato del mondo in biposto e il secondo posto all’ultimo mondiale (di nuovo a Pociūnai, nella 20 Metri biposto, ndr) – racconta Ghiorzo - L’esperienza dei 13 metri e mezzo è nata invece con l’aliante con cui sono in gara qui (il suo Versus, ndr): è un altro percorso, anche professionale, che mi ha portato verso questo tipo di classe, per il quale credo che la Fai dovrà ancora apportare delle modifiche per dargli un ulteriore appeal».  

«VOLO A VELA, UNO SPORT IN CONTRAZIONE»

Ai Mondiali di Rieti ’85, Ghiorzo aveva 27 anni, fu 15esimo con un Ls 6, naturalmente nei 15 Metri. In squadra con lui c’erano, fra gli altri, il coetaneo Giorgio Galetto, Leonardo Brigliadori che vinse l’oro nella Standard e l’ex coach della maglia azzurra Luciano Avanzini in veste di caposquadra: «Il 1985 era il mondiale in Italia. Cioè il primo vero mondiale che fu ospitato in Italia, quindi c’era un’atmosfera molto particolare, era molto sentito ed era il periodo in cui il favorito era Brigliadori, che infatti poi vinse – ricorda Ghiorzo - Io ero piuttosto giovane a quel tempo, non con tantissima esperienza, ma ebbi l’opportunità di partecipare. Molti dei piloti protagonisti di quel periodo volano ancora, segno che nel frattempo non c’è stato un grande ricambio generazionale: anche perché, nel complesso, il volo a vela non è uno sport in espansione, anzi il contrario. Ciò però non avviene soltanto in Italia, ma anche nel mondo».  

A RIETI LA FINE DEL SOGNO ANALOGICO, RACCONTATA DA GHIORZO

Dopo Rieti ’85, Ghiorzo iniziò a frequentare assiduamente il Ciuffelli fino al 1994 quando, dopo la prima edizione assoluta del 1982, i campionati europei furono nuovamente ospitati a Rieti, settima edizione continentale e un'eternità che sembrava separarla dalla pioneristica avventura di inizio anni Ottanta.

In quell’anno, l'impiego generalizzato del Gps a bordo degli alianti fu una delle novità salienti. L'avvento del sistema di posizionamento globale divenne pervasivo: rese il volo a vela ancor più tecnico rispetto persino all'ultimo Europeo del 1992 (a Békéscsaba, in Ungheria), consentì ai piloti di fornire le classifiche provvisorie quasi in tempo reale e aumentò in loro la percezione della sicurezza in volo, permettendo la memorizzazione di tratti pre-selezionati o scovati durante la navigazione e considerati "sicuri" per fuoricampo senza danni, tranquillizzando gli stessi volovelisti grazie ad atterraggi meno imprevisti. Non ultimo, diminuì il rischio delle collisioni aeree fra gli alianti impegnati nella fotografia di uno stesso pilone, costretti - prima dell'arrivo del Gps - ad una virata stretta e alla relativa perdita di quota, puntando l'ala sinistra verso il pilone e perdendo così visibilità nella parte frontale. Tuttavia, paradossalmente, il Gps fece invece lievitare il numero di errori nelle fotografie aeree: i piloti, infatti, convinti della bontà dello strumento, non si affacciavano più dalla cabina per osservare se si trovassero effettivamente nella giusta posizione per scattare.

Quella rivoluzione, che cambiò il Dna del volo in aliante e che a Rieti ebbe uno dei suoi picchi massimi d’utilizzo, Ghiorzo la racconta nel libro “Campionati Europei di volo a vela a Rieti 1982 – 1994 – 2015”: «Prima dell'avvento dei Gps in volo - peraltro molto lenti nelle loro prime versioni - si guardavano angoli di case e vie, si puntava il pilone con l'ala e, quando ci si trovava nel punto esatto, si scattava. Con i Gps tutto questo non fu più necessario: i piloni divennero cilindri, e non ci fu più la necessità di cercare una bisettrice. Non si doveva più attendere che i rullini venissero esaminati da un addetto militare per controllare se fossero state fotografate zone sensibili, aspettare che le fotografie venissero sviluppate e le classifiche non furono più così lente ad arrivare. Oggi, grazie ai software in uso, è tutto più veloce e meno costoso: ma quando il Gps irruppe sul mercato, il costo che fino ad allora era sostenuto dalla direzione gara si riversò sui piloti. Il fenomeno, però, fu tale che neanche la Fai sapeva come comportarsi e se avesse deciso di vietarne l'uso, qualcuno avrebbe potuto nasconderlo dentro l'aliante e utilizzarlo comunque in gara. Approvarne l'utilizzo fu, inoltre, una scelta per dare maggiore velocità ai percorsi di gara, meno rallentati, appunto, dalla necessità di trovare le esatte coordinate del pilone».
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