Truffa con i soldi degli immigrati, tutti assolti nel processo alla cooperativa Te.Sa.

Truffa con i soldi degli immigrati, tutti assolti nel processo alla cooperativa Te.Sa.
di Emanuele Faraone
3 Minuti di Lettura
Venerdì 15 Luglio 2022, 00:10 - Ultimo aggiornamento: 23 Febbraio, 19:38

RIETI - Assolti in Appello – con la formula più ampia (“perché il fatto non sussiste”) - gli imputati del processo Te.sa., la cooperativa che gestiva l’accoglienza degli immigrati a Rieti e in provincia. Nei loro confronti sentenza di assoluzione dai reati di associazione a delinquere, truffa ai danni dello Stato e malversazione, capi d’imputazione su cui si era, di fatto, incardinato l’intero impianto accusatorio che aveva portato poi alle condanne. 

La IV sezione della Corte d’Appello di Roma riforma e ribalta dunque la condanna inflitta in primo grado dal Collegio del tribunale di Rieti nell’ottobre del 2021, essendo stati ritenuti “non sussistenti” i principali capi d’imputazione. Assoluzione per Enzo Santilli, Francesco Pennese, Maurizio Amedei e Maria Adelaide Santilli. Tutti gli imputati avevano presentato atto di appello tramite i propri legali di fiducia contro la sentenza del Collegio reatino (presidente Carlo Sabatini giudici a latere Arata e Marinelli) che aveva condannato il presidente Pennese a 4 anni e 6 mesi, 5 anni e 6 mesi per il gestore del Consorzio Enzo Santilli, 2 anni nei confronti dell’ex priore della Confraternita Amedei e, infine, 1 e 10 mesi per la rappresentante legale, Maria Adelaide Santilli a fronte di una richiesta complessiva di condanna a 24 anni sollecitata dal pm nel primo grado di giudizio. 

L'impugnazione. Sentenza che le difese (avvocati Alberto Patarini, Angela Boncompagni, e Riziero Angeletti) avevano poi impugnato sostenendone «l’infondatezza, la forzatura giuridica e la totale assenza degli aspetti oggettivi del reato per via dell’incoerenza degli elementi accusatori», evidenziando, al contrario, «la cristallina trasparenza del corredo probatorio emerso nel dibattimento». 
Ribadita inoltre dai difensori, anche in sede di Appello, «l’inesistenza di rilevanze penali nelle condotte degli imputati», sostenendo che il reato di associazione per delinquere avrebbe, nel peggiore dei casi, essersi potuto configurare come «concorso di persone nella commissione di un reato ma, nella realtà emersa nell’istruttoria dibattimentale, un’accusa priva dei suoi stessi elementi fondanti».

Lo stesso procuratore per Maria Adelaide Santilli e Amedei (patrocinati rispettivamente dai legali Angeletti e Boncompagni) - sopraggiunta la prescrizione per la truffa e la malversazione – aveva sollecitato l’estinzione del reato per decadenza dei termini ma la Corte, entrando nel merito, ha accolto gli appelli delle difese pronunciando sentenza assolutoria.

La tesi della difesa. Tesi difensive sposate nella loro interezza dalla Corte di Appello e che hanno portato, di conseguenza, alla revoca di tutte le statuizioni civili in ordine alle provvisionali di 10 mila euro disposte per ciascuno dei 12 immigrati costituite parti civili, stabilendo inoltre la revoca della confisca della somma di 140 mila euro che era stata disposta nei confronti del presidente Pennese difeso di fiducia dall’avvocato Patarini. 

Secondo le indagini condotte dalla Finanza che portarono poi all’apertura del processo, la coop Te.sa. avrebbe distratto fondi destinati all’immigrazione (circa 650 mila euro per il “Progetto Nord Africa”) dirottandoli verso tutt’altre direzioni come catering e marketing gestite dalla coop all’interno del convento di Sant’Antonio al Monte, l’acquisto di generi alimentari di pregio non destinati però ai rifugiati. Sentenza che riabilita interamente le persone coinvolte nel processo.

© RIPRODUZIONE RISERVATA