Rieti, coronavirus, il presidente
dell'Amatrice e imprenditore
edile Tito Capriccioli: «L'oggi
fa paura, il domani ancora di più»

Tito Capriccioli
di Andrea Giannini
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Mercoledì 22 Aprile 2020, 12:21 - Ultimo aggiornamento: 12:33

RIETI - L’emergenza sanitaria dovuta al coronavirus non ha risparmiato nessun abito della struttura sociale del paese: economia, quotidianità, sport e molto altro. Colpito in tutti e tre gli ambiti è Tito Capriccioli, attuale presidente dell’Amatrice. Proprio ad Amatrice, Capriccioli vive con la sua famiglia: moglie e tre figli ed è impegnato nella sua azienda di materiali edili, un settore fermo come tanti altri.  

Presidente Capriccioli, lei lavora nel settore dell’edilizia, un momento duro...
«Da quando c’è stato il blocco totale delle attività, per quanto riguarda il mio settore si è quasi azzerato il discorso delle costruzioni. Ci sono delle difficoltà soprattutto per quanto riguarda il credito. Le imprese non hanno incassato quello che dovevano incassare e gli aiuti che dovevano arrivare o stanno arrivando, probabilmente non basteranno neanche per pagare le tasse. Questo è solo un aiuto “momentaneo” perché è un prestito che poi si dovrà ridare. Sostanzialmente chi usufruirà dell’aiuto sarà, sotto un certo punto di vista, più penalizzato perché si aggiunge un debito su altri debiti».

La sua attività è rimasta aperta?
«La nostra attività è aperta soltanto per i beni di prima necessità. Anche se non sono fermo in realtà il lavoro non c’è, il 90% dei nostri ricavi arrivano dalle imprese edili. Oltre a tutto ciò ad Amatrice come ben si sa la situazione a causa del sisma è ancora più complessa».

Vede nero?
«Sono una persona ottimista di natuira ma c'è bisogno di fatti. Stiamo entrando nel quarto anno dopo il sisma e purtroppo la ricostruzione pubblica è ferma mentre per quella privata forse arriviamo al 5%. Poi si aggiunge questo maledetto virus. Amatrice fortunatamente non è stata colpita direttamente ma risentiamo delle restrizioni che sono state adottate».

Come si sta affrontando l’emergenza ad Amatrice?
«Purtroppo la nostra situazione è aggravata da questa emergenza. La maggior parte delle persone vivono all’interno delle casette e l’umore è a terra. L'oggi preoccupa, ma il futuro ancora di più».

Lei è anche presidente dell’Amatrice, quale dovrebbero essere le decisioni sul campionato dilettantistico?
«Credo non ci sia la possibilità di riprendere il campionato in condizioni adatte al momento, non ci sono le strutture e tanto altro. Credo che non si riprenderà e tutto finirà così, non so se verrà congelato per poi riprendere a settembre o quali altre manovre verranno messe in atto. Non è sicuro che poi a settembre si possa ripartite. Il calcio coinvolge molte persone. È tutto molto complicato».

Amatrice attualmente è ultima in classifica…
«Noi avevamo una situazione di classifica precaria però nelle ultime gare stavamo riprendendo il passo, fondamentalmente il nostro campionato stava iniziando ad essere positivo. Ma questo non è il problema principale, quello che verrà lo prenderemo».

Come trascorre le giornate in casa?
“Fortunatamente prima del sisma avevo una casa in costruzione, l’ho ultimata e ora vivo qui, sotto questo lato sono fortunato, la casa è di mia proprietà.

Durante la mattinata sbrigo quelle cose che ho da fare a lavoro poi sono a casa con i miei tre figli: Eleonora ha 15 anni e fa il liceo, Emanuele che ne ha 13 fa le medie, e la più piccola vittoria che ne ha 7. A casa mi trovo da fare anche se non sono un uomo che fa lavori impegnativi (ride)».

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