Sisma, l’industria è ripartita ma il turismo resta bloccato

Sisma, l’industria è ripartita ma il turismo resta bloccato
di Italo Carmignani
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Martedì 20 Agosto 2019, 08:37

In principio fu il sugo. Quello in cui immergere i bucatini, da intingerci il pane, da fare invidia alla pizza e umiliare l'unto degli hamburger, da chiamare amatriciana, come la pasta o come il futuro. Forte di quanto anche il terremoto non può distruggere, Amatrice è ripartita dal suo piatto tipico per umiliare le scosse e la loro distruzione. E non solo lei e non solo la pasta. A tre anni dal sisma tutto quanto fa impresa è risorto come se tra le montagne massacrate da quanto più naturale conoscano dopo la pioggia, fosse concimata l'occupazione e l'impresa in un piccolo miracolo economico firmato buona volontà. Mentre la ricostruzione delle case e delle chiese è rimasta al capolettera delle volontà, l'economia ha sterzato fin da subito verso una rotta possibile. Grazie anche a oltre 500 milioni arrivati da queste parti per sostenere l'iniziativa e muovere la richiesta di braccia e impegno fino ad arrivare al paradosso che da queste parti non si trovano abbastanza persone per coprire tutta la forza lavoro necessaria.

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LA RINASCITA
Ad Amatrice e Accumoli, i due paesi realmente distrutti dal sisma, tutte le imprese messe in ginocchio dai gradi Richter hanno riaperto già da un anno (se non due) in aree commerciali e artigianali realizzate ex novo dalla Regione. Aree provvisorie, quelle commerciali e definitive le artigianali. Negli altri 13 Comuni colpiti dal sisma quasi 400 micro imprese (da bar a ferramenta, da ristoranti a cartolerie, da alberghi a lavanderie) hanno ricevuto contributi a fondo perduto o beneficiato di finanziamenti ultra agevolati per ampliare o innovare l'azienda. Si chiama Fondo Futuro lo strumento che prevede prestiti sino a 25 mila euro e che ha finanziato 287 aziende che oggi hanno un nome ed un cognome. Nella vicina Rieti, grazie a un accordo di programma Mise-Regione, si è insediato un centro di ricerca di IBM Italia dove saranno impiegate fino a 120 persone. E qui sta il paradosso: non ne hanno trovate abbastanza in loco e sono arrivate da diverse parti d'Italia. Sempre a Rieti, imprese storiche del nucleo industriale hanno avuto fondi per ampliarsi e innovare: tutto grazie a un terremoto che neanche quasi hanno sentito. «Non viene tutto da solo spiega alle assemblee di Assoindustria Alessandro Di Venanzio, presidente degli industriali reatini l'impegno del mondo imprenditoriale è arrivato subito e tutti si sono rimboccati le maniche».

LA CRISI
Neppure la formula del caso, della capricciosità degli eventi naturali può nascondere il fatto che in tutti i luoghi attraversati dalla furia della natura l'economia sia stato il primo pensiero di tutti. Ma se l'industria alimentare e manifatturiera si sono alzate subito, quella del turismo è indietro. Il caso arriva dall'Umbria. «Tre anni dopo la prima grande scossa abbiamo una sola certezza, che la strada per la ricostruzione è ancora lunghissima»: ha spiegato Vincenzo Bianconi presidente umbro di Federalberghi. «In questo 2019 - spiega Bianconi - i flussi turistici a Norcia e in Valnerina sono identici a quelli di un anno fa e prevediamo una non crescita anche per il 2020». Tra i motivi, ci sono i ritardi nel ripristinare le strutture ricettive e recuperare i posti letto. E muovere una campagna di promozione efficace. Ma Lazio, Marche e Umbria, le regioni colpite dal sisma hanno velocità diverse non solo per la concentrazione di poteri voluta dal commissario straordinario Farabollini tutta a Roma, ma anche per le diverse volontà di fare squadra sul territorio. Spiega senza enfasi Luigi Barco, imprenditore, della zona terremotata: «Non sono i soldi a mancare, ma la considerazione della politica di voler fare bene per queste terre». Lui voleva impiantare un'attività di trekking a cavallo per visitatori e turisti. Ma la burocrazia finora lo ha lasciato a voleva.
 

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