Tangenti all'Ares 118 di Rieti:
convenzioni alle associazioni
rinnovate in cambio di soldi

Tangenti all'Ares 118 di Rieti: convenzioni alle associazioni rinnovate in cambio di soldi
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Giovedì 1 Giugno 2017, 07:30 - Ultimo aggiornamento: 13:01
RIETI - Tangenti in cambio del rinnovo della convenzione per la gestione delle postazioni di emergenza sanitaria di Paganico, Borgo San Pietro, Poggio Mirteto e Torri in Sabina. E’ solo l’aspetto più eclatante di una maxi inchiesta condotta dal nucleo investigativo dei carabinieri di Rieti, coordinati dal capo della procura della Repubblica, Giuseppe Saieva, e che ha ieri portato alla notifica di ben dodici avvisi di conclusioni delle indagini nei confronti di cinque dirigenti dell’Ares e di sette rappresentanti legali delle principali associazioni di volontariato operanti sul territorio della provincia tra il 2012 e il 2014.

I PERSONAGGI COINVOLTI
Dodici persone ritenute a vario titolo responsabili dei reati di abuso di ufficio, corruzione, concussione, peculato, falso ideologico, truffa ai danni dello Stato e frode nelle pubbliche forniture per un danno erariale accertato di oltre 4 milioni. Tra le persone raggiunte dagli avvisi c’è l’ex direttore della centrale operativa Ares 118 di Rieti, Alfonso Tesoriere, l’ex direttore amministrativo dell’Ares, l’attuale candidato sindaco di Rieti Giosué Calabrese e il presidente dell’associazione di volontariato «Croce Bianca Rieti», Giancarlo Di Vittorio.

TUTTI GLI INDAGATI
Sono inoltre indagati anche Bruno Colio, nel 2014 facente funzione di direttore dell’Unità operativa dell’Ares di Rieti, Fabio Innocenzi, coordinatore della centrale operativa Ares di Rieti, Danilo Casciani nella qualità di co-gestore dell’associazione «Ambulanze Città di Rieti», Fabrizio Petrucci legale rappresentante del Consorzio servizi sanitari di Rieti, Riccardo Gabatel co-gestore di fatto della Croce verde di Collevecchio, nonché legale rappresentante della Cooperativa Sabina Onlus, Massimiliano Glandarelli in qualità di rappresentante legale della Croce verde di Collevecchio, Carlo Guadagnoli rappresentante legale dell’associazione Ambulanze Città di Rieti e il vicepresidente della stessa associazione, Marco Guadagnoli e, infine, Luciana Leonardi rappresentante della coop sociale «Euro 98 Rieti soccorso».

IL SISTEMA
Un sistema articolato, al vertice del quale, secondo l’inchiesta condotta dall’Arma, ci sarebbe stato Alfonso Tesoriere, in passato anche ex assessore nella seconda giunta Cicchetti, poi esponente di Alleanza nazionale. Dalla carte dell’inchiesta emergerebbe che il Tesoriere avrebbe costretto Giancarlo Di Vittorio a consegnargli dapprima 5mila euro per evitare il mancato rinnovo della convenzione esistente tra Croce Bianca Rieti e l’Ares per le postazioni di Paganico, Borgo San Pietro, Poggio Mirteto e Torri, e successivamente la somma di 3mila euro (versata il 23 agosto del 2013 a fronte di una richiesta di 30mila euro che avrebbe avanzato il 31 luglio), al fine di evitare il mancato incasso di 90mila euro derivante da un’extra fatturazione originata dall’errata indicazione (e che per i carabinieri era ben nota al Tesoriere) in una delibera Ares dell’importo mensile forfettario da corrispondere alla «Croce Bianca» per le postazioni di Paganico, Borgo San Pietro e Poggio Mirteto.

Importo mensile che era passato dai 19mila euro mensili per ciascuna postazione ai 24mila erroneamente indicati in una successiva delibera.

MEDICINALI E APPARECCHIATURE MEDICHE
Tesoriere, secondo l’accusa, avrebbe inoltre, in concorso con Fabio Innocenzi, fatto prelevare svariate quantità di medicinali e dispositivi medici dalla farmacia del de Lellis per poi collocarli all’interno della farmacia interna della sede Ares di Rieti a Villa Fiordiponti. Per i carabinieri e il procuratore capo, Saieva, Tesoriere avrebbe a sua volta portato e poi utilizzato medicinali e dispositivi sanitari nella studio privato «Oculistica Ciampino», presso la quale svolgeva attività libero-professionale in convenzione con l’Ares. Tanti altri, poi, gli episodi contestati e che si riferiscono a varie associazioni di volontariato e cooperative della provincia. Associazioni e coop che, in alcuni casi, assumevano personale a tempo determinato per pochi mesi, lo licenziavano, per poi continuarlo ad utilizzare, pagandolo in nero,

LA POSIZIONE DI CALABRESE
Diversa, la posizione di Calabrese che risulta invece indagato per abuso di ufficio in quanto, in qualità di direttore amministrativo Ares, avrebbe trasmesso al direttore sanitario dell’Ares una nota di suo pugno nella quale si esprimeva, in relazione alla richiesta del Consorzio servizi sanitari Rieti di iscrizione nell’elenco dei soggetti attivabili, «parere favorevole attesa la lamentata indisponibilità di operatori nel territorio della provincia di Rieti».
Calabrese, nella missiva, avrebbe inoltre invitato Tesoriere «alla verifica del possesso delle autorizzazioni regionali, dei mezzi a disposizione della centrale operativa di detto ente e della presenza degli altri requisti autorizzativi per l’inizio dell’attività». Calabrese, per i carabinieri, avrebbe poi stipulato direttamente con il suddetto Consorzio la convenzione (nonostante lo stesso non avesse i necessari requisti) e avrebbe poi emesso la delibera in assenza ancora della convenzione sottoscritta con il Consorzio.
 
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