L'intervista - Simone Petrangeli attacca la giunta: «In cinque anni dispersa la dote del nostro piano di rientro»

L'ex sindaco Simone Petrangeli
di Antonio Bianco
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Giovedì 18 Novembre 2021, 00:10

RIETI - «Noi abbiamo evitato il dissesto del Comune con il piano di rientro approvato il 2013 e che dovrebbe scadere nel 2023. Purtroppo, però, la gestione dissennata di questi anni rischia di far ripiombare l’ente in una situazione di grande disagio economico». A parlare è l’ex sindaco Simone Petrangeli, reduce dall’assemblea del movimento Rieti città futura e di altri gruppi civici. 

Si spieghi meglio sul bilancio. 
«E’ di questi giorni l’approvazione di un bilancio consolidato che ha fatto emergere sette milioni di debiti che il Comune ha con Asm e due milioni con il Consorzio sociale.

Questo significa che in questi cinque anni è stato in qualche modo bruciata la dote che noi avevamo costruito dopo l’approvazione del piano di rientro». 

Non c’è nulla che salva di questa giunta comunale? 
«Guardi, in questi cinque anni non hanno messo un punto sulle scuole cittadine, nonostante la grande campagna di strumentalizzazione che hanno fatto contro di me. Hanno solo promesso un istituto a Campoloniano che si è rivelata una scuola finta. Hanno promesso di farne un’altra alla fine di via Matteucci che non sorgerà mai. Non sono riusciti ad ampliare la raccolta differenziata nel centro storico, non sono stati capaci neanche di inaugurare in cinque anni un ascensore. La città è chiusa su sé stessa con servizi pubblici scadenti». 

Sulla vicenda Asm qual è la sua opinione? 
«L’operazione di ripubblicizzazione di Asm rischia di rimanere impantanata nelle pastoie burocratiche. Mi sembra davvero difficile che possano concludere questo processo di ripubblicizzazione che tanto hanno pubblicizzato». 

Il Piano nazionale di ripresa e resilienza potrebbe essere un’opportunità per la città? 
«Il Pnrr non è la panacea di tutti i mali. Però può diventare un’opportunità a patto che ci sia un’idea di città da qui ai prossimi vent’anni. Il nuovo sindaco dovrà avere soprattutto due assilli: da una parte bisogna fare in modo che Rieti sia davvero capoluogo di provincia e diventi un punto di riferimento per un’area vasta al di là dei confini amministrativi. L’altra questione è: come fare in modo che i nostri giovani non siano costretti a lasciare questa città. Su questi due punti cruciali si misureranno le politiche pubbliche a Rieti». 

Sul Pnrr avete delle proposte da mettere in campo? 
«Sul Pnrr come Rieti città futura faremo la proposta di istituire una Commissione speciale sul Pnrr, che dovrebbe sorgere sia in Comune sia in Provincia. L’obiettivo è quello di coinvolgere la città sulla gestione dei finanziamenti che arriveranno in città». 

Secondo lei ci sono altre occasioni da poter cogliere nei prossimi anni? 
«Nel 2025 avremo il Giubileo, è una cosa che non può non interessarci. Nel 2023 ci saranno gli Ottocento anni del Primo presepe. Ci stanno delle occasioni da cogliere, per farlo però ci vuole un’amministrazione comunale che non abbia il torcicollo, che non sia piegata verso il passato ma che guardi al futuro». 

Sulle prossime comunali la sua posizione è chiara: sì alle primarie. Perché? 
«Penso che il campo del centrosinistra allargato ai Cinquestelle e alle esperienze civiche sia la strada giusta da percorrere. Sono soddisfatto che il tavolo del centrosinistra stia andando avanti. A mio avviso il campo largo c’è nella misura in cui non ci siano veti incrociati tra chi ne fa parte. Sulla scelta del candidato sindaco la penso come il segretario nazionale del Pd, Enrico Letta. Penso che debbano essere i cittadini a scegliere chi dovrà essere il candidato di questo campo largo e penso che le primarie siano il modo migliore per sciogliere i nodi che ci sono all’interno della coalizione. E tra l’altro sono molto interessato al percorso iniziato proprio da Letta con le Agorà democratiche, aperte anche a chi non è iscritto al Pd».

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