Rieti, Simone Colangeli, laureato
ingegnere per via telematica:
«Fa un po' strano ma bello,
il mio futuro lontano da qui»

Simone Colangeli in doppia versione: da studente universitario e da calciatore
di Andrea Giannini
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Giovedì 30 Aprile 2020, 11:09 - Ultimo aggiornamento: 11:12

RIETI - La laurea ai tempi del coronavirus è per via telematica. E' stato così anche per Simone Colangeli, il 25enne, calciatore dell’Amatrice e residente ad Antrodoco. Colangeli si è laureato all’università degli Studi dell’Aquila lo scorso lunedì conseguendo col massimo dei voti e la lode la magistrale in Ingegneria meccanica, con la specialistica in energie rinnovabili.

Colangeli, lei si è laureato da pochi giorni per via telematica, obbligato dal momento ma in un modo innovativo, ha avuto problemi?
«Fortunatamente la tesi l’ho iniziata prima di tutto questo brutto momento. Dovendo fare la sperimentale all’Aquila con l’azienda dei trasporti pubblici, avevo già preso tutti i dati relativi a questo settore prima che chiudessero tutto. Mi ero già anticipato il lavoro, poi sono stato qui a casa ed ho iniziato a studiare un po’ come facevo sempre, non è cambiato nulla. Mi sono sentito spesso con il professore che mi ha seguito, Carlo Villante che ringrazio tantissimo, è stato molto presente. Vorrei ringraziare anche l’Ama (Azienda di mobilità aquilana) che mi ha ospitato, con la quale ho collaborato per raccogliere tutti i dati per la tesi».

Che effetto fa laurearsi così?
«Nei giorni precedenti la laurea, non ci pensavo molto. Non mi ha trasmesso quell’attesa che sicuramente avrei avuto se si fosse svolta in un modo normale, con amici e parenti. Certo non dico che non è stata bella anzi, i miei genitori mi hanno sempre fatto sembrare che fosse una festa. Mi hanno organizzato tutto e devo ringraziarli».

Si sarebbe mai aspettato di discutere la tesi in questo modo?
«No, mai. È difficile anche pensare di poterla fare in videoconferenza. È stata un po’ lunga perché sono stato davanti al computer per cinque ore dovendo ascoltare tutti i ragazzi prima di me. Poi il problema della rete, abitando ad Antrodoco c’è. Ma tutto è andato alla perfezione».

Quali sono i suoi progetti?
«Adesso sicuramente mi prendo un po’ di tempo, mi riposo e vedo cosa accadrà con questa situazione. Poi inizierò a mandare qualche curriculum. Un proposta è arrivata qualche mese fa ma dovevo finire l’università. Spero di trovare un lavoro adatto a ciò che ho studiato, mi piacerebbe molto. L’obiettivo è di non rimanere a Rieti, non c’è granché per me. Preferisco magari andare a Roma».

Come ha trascorso e sta trascorrendo le giornate in casa?
«Sinceramente non ho sentito più di tanto questa obbligata quarantena, con la tesi in programma ho passato molto tempo sopra ai libri dimenticandomi del resto, il tempo è stato sempre più o meno occupato. Comunque nei momenti liberi mi diverto a cucinare. Il mio piatto forte sono i primi, la pasta di tutti i tipi ma ovviamente qualche volta anche i dolci. Vedo spesso film la sera dopo aver finito di studiare, non sono amante delle serie tv».

Non si sta allenando?
«Per quanto riguarda l’attività fisica, dato che non si può fare con altre persone la sto facendo veramente molto poco. È vero che non ci si può allontanare da casa ma ho il giardino, nonostante questo sono sempre limitato e mi scoccia molto il fatto che non posso farla con nessuno, mi risulta difficile».

Lei è fidanzato, come sta colmando la distanza?
«Con la mia ragazza è un discorso un po’ strano. Nonostante siamo a due chilometri di distanza, non ci siamo visti per niente. Io abito a Antrodoco e lei a Borgo Velino, comuni attaccati... ma queste sono le restrizioni e le rispettiamo. Abbiamo colmato la distanza con le videochiamate, anche lei studia e ha molto tempo occupato».

Il calcio dilettantistico e la classifica dell’Amatrice…
«Non ci sono le possibilità di tornare in campo nel calcio dilettantistico.

Per ciò che riguarda Amatrice, nel caso in cui dovesse arrivare la salvezza per determinate decisioni saremmo contenti certo ma non ce la saremo guadagnata, preferiamo prenderla sul campo e non la chiameremo mai salvezza. Nel caso in cui ci facessero retrocedere sarebbe un colpo molto forte, tutti ci avremmo voluto provare».

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