Sabina Universitas: casse
in rosso, niente soldi per pagare
le bollette e i fornitori

Sabina Universitas: casse in rosso, niente soldi per pagare le bollette e i fornitori
di Antonio Bianco
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Venerdì 22 Maggio 2020, 01:02 - Ultimo aggiornamento: 14:58
RIETI - Casse vuote alla Sabina universitas. La società consortile di via Angelo Maria Ricci non avrebbe più soldi per pagare bollette e fornitori. E a quanto apprende Il Messaggero si sarebbe raschiato il fondo del barile per erogare gli stipendi di aprile ai dodici dipendenti che vi lavorano. Ma a rischio, ora, ci sarebbero le retribuzioni di maggio. «Non è un elemento che ci sfugge – conferma il vicepresidente Vincenzo Regnini (foto a destra) – la Sabina universitas ha solo un’entrata, le quote sociali. E quindi venendo meno le quote, viene meno anche la liquidità per far fronte alle spese elementari. Non è che la società consortile svolga un’attività commerciale per cui ha delle entrate dalla vendita dei propri prodotti. Questo è un consorzio di servizi le cui entrare arrivano principalmente dai versamenti dei soci».
E qui sta l’incaglio: i due soci di maggioranza, Comune e Fondazione Varrone, attendono l’approvazione del bilancio consuntivo 2019 per versare le loro quote societarie, rispettivamente di 300 mila e 400 mila euro (mentre solo Palazzo di città, entro luglio, dovrebbe versare anche l’ultima tanche di 187 mila euro della transazione dei 43 1mila dei vecchi debiti fuori bilancio, di cui ne ha già pagati 244 mila euro). Ma il rendiconto economico-finanziario, tuttavia, non più di tre settimane fa era stato bloccato dall’assemblea dei soci e rinviato al consiglio di amministrazione perché – si leggeva in una nota – i «conti (della Sabina universitas, ndr) non sono più sostenibili». Il motivo formale del rinvio era stato la vicenda della rimodulazione dei costi dei corsi della Sapienza, che ancora ad oggi non è passata al vaglio del cda dell’ateneo romano. Gli stessi soci avevano «sospeso», infatti, l’approvazione del consuntivo perché ritenevano che questo passaggio fosse la condizione essenziale per l’approvazione dello bilancio 2019.
«I soci dicono – spiega Regnini – il saldo lo versiamo all’approvazione del bilancio. E’ legittimo da parte loro ma nel frattempo hanno mosso delle obiezioni al rendiconto. Nelle prossime settimane riconvocherò l’assemblea e riporteremo le carte in quella sede, dopodiché saranno i soci a dire come vorranno gestire la situazione. Ripeto, senza soldi è evidente che la Sabina universitas non può continuare a gestire i corsi universitari».
Tuttavia, non si tratta solo di questione economica, ma anche di prospettive future, tanto ché i soci avevano posto dei dubbi sulla «sostenibilità del consorzio universitario nella sua configurazione attuale». «Io non so – sottolinea Regnini – se i soci abbiano avuto degli incontri per ragionare su quale modello di consorzio adottare. Se da un lato però tutti dicono che i corsi non si toccano, è evidente che il tema che viene posto al centro della riflessione è l’idoneità dello strumento per gestire questi servizi. E’ la Sabina universitas lo strumento? Sì? Allora va corretto e finanziato. Non è questo? E allora va posto in liquidazione, e fortunatamente debiti e crediti sono tali da non fare buchi». Per Regnini a questo punto è evidente che delle decisioni sul futuro della Sabina universitas vanno prese.
«Io non mi scandalizzo – conclude – se a un certo punto si dicesse non dev’essere più il consorzio ma una fondazione, oppure un’associazione, eccetera. Da un lato si è detto mettiamo a posto il bilancio, dall’altro ragioniamo in modo che quando approveremo il bilancio sapremo quale sarà lo strumento che dovrà gestire la presenza dell’università a Rieti. Questo è quanto detto in maniera esplicita nell’ultima assemblea dei soci».
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