Rieti, i compagni di scuola di don Vito Piccinonna: «Sarà un vescovo vicino al prossimo e sempre col sorriso»

La classe di don Vito (secondo da destra) nel 1994
di Raffaella Di Claudio
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Giovedì 19 Gennaio 2023, 00:10 - Ultimo aggiornamento: 25 Febbraio, 18:07

RIETI - La sua capacità di ascolto era emersa già sui banchi dell’Istituto magistrale “Tommaso Fiore” di Terlizzi. «Non immaginavamo che sarebbe diventato sacerdote, ma quando lo abbiamo saputo abbiamo rimesso insieme i pezzi». Lia Campanale ha 45 anni, opera in un centro per ragazzi disabili ed è un’ex compagna di classe del vescovo Vito Piccinonna. Con lei torniamo agli anni ‘90, quelli delle scuole superiori, lì dove don Vito ha conosciuto amiche e amici con i quali è sempre rimasto in contatto: alcuni li ha uniti in matrimonio, altri hanno scelto di far battezzare da lui i propri figli. «Saputo della nomina, prima di Natale, dopo 26 anni, ci siamo trovati tutti insieme davanti alla sua parrocchia ed era come se ci fossimo lasciati il giorno prima. È stata una serata bellissima, in cui abbiamo ricordato i vecchi tempi Ci siamo ritrovati ad essere quello che eravamo», racconta, con emozione, Lia.

Il racconto. E com’era don Vito da giovane studente? «Come adesso - risponde - una persona solare, l’anello di congiunzione del gruppo. Un burlone che sapeva far ridere, ma molto rispettoso e capace di ascoltarci nei momenti di difficoltà». In classe, grazie alla sua corporatura robusta, veniva spesso utilizzato come “scudo anti-interrogazione”, dietro al quale celarsi per non essere beccato dall’insegnante e questo non è l’unico aneddoto che Lia cita. «Indimenticabile - ricorda - quando dovevamo uscire per svolgere l’ora di tirocinio presso le scuole elementari o materne. Don Vito, insieme a un altro compagno, spesso la saltavano per andare in un panificio e al nostro ritorno ci facevano trovare i panini sui banchi. Un giorno il professore se ne accorse, ma non poté far altro che sorridere». Memorabili le frequenti entrate alla seconda ora che, con il senno di poi, insieme alle discussioni su parabole e libri, e alla passione per i sandali che cominciò a indossare dal terzo superiore, forse erano già segnali di vocazione. «Un giorno, incuriositi, gli chiedemmo perché spesso arrivasse alla seconda ora - prosegue Lia - e lui molto semplicemente ci disse che lo faceva perché andava a cercare i testimoni di Geova per convertirli. Fu una cosa che ci fece sorridere molto, ma insieme ci colpì».
È stato sempre insieme agli amici di classe che don Vito si è avvicinato a don Tonino Bello, figura fondamentale per lui. «Era il vescovo della nostra diocesi di Molfetta-Ruvo-Giovinazzo-Terlizzi - spiega Lia. - Nel momento in cui venne a mancare, per noi fu come perdere un pezzo di cuore e quando don Vito comprese questo legame si avvicinò tantissimo a don Tonino del quale, noi che l’avevamo conosciuto, gli raccontammo gli insegnamenti che ancora oggi ci guidano: come l’invito a rincorrere le nostre utopie».

Lia e gli altri compagni hanno già fissato un appuntamento con il vescovo Vito, si vedranno il 12 febbraio, quando tornerà a Bitonto e assicurano che non mancherà occasione per raggiungerlo a Rieti. Ma chi è cresciuto con il Vito ragazzo e poi sacerdote, come pensa sarà da vescovo? «Usando le parole di don Tonino Bello, spero che profumi di popolo. Le basi ci sono - assicura Lia - sono sicura che sarà un vescovo molto attento al prossimo, senza farsi mancare il sorriso che è il suo tratto distintivo. È giovane, ovviamente ha le sue paure di non riuscire ad affrontare al meglio questo nuovo inizio, ma noi sappiamo che ce la farà».

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