Solo sterpaglie
L’appuntamento è lungo una stradina che costeggia il Velino. Da lì partiva il percorso per ciclisti e podisti: l’accesso è sbarrato da un cancello con rete arancione, tipica dei cantieri. «Molti passano lo stesso, ma non è certo un piacere camminare qui», spiegano gli abitanti del posto. Sporgendosi oltre quella cancellata si scorge il tetto del vecchio mulino. «C’era anche un laghetto - osserva un uomo - era una vera e propria oasi, un paradiso. Poi la frana ha distrutto tutto. Le infiltrazioni di acqua e le perdite nella montagna che sovrasta la struttura, dove c’è la sorgente, erano state segnalate verbalmente, ma nessuno ha fatto nulla».
Il rischio
Il problema non è solo estetico, ma anche sanitario: quella sorgente fornisce acqua alle abitazioni ed è collegata da un invaso sotterraneo all’area dell’ex laghetto e del fiume. «Lì ci sono anche gli scarichi - dicono gli abitanti - e c’è rischio di contaminazione. Spesso, infatti, ci sono problemi con il funzionamento dell’abbattitore del calcio per l’acqua potabile». Poco più in là c’è un altro ingresso del parco, parzialmente aperto, proprio a ridosso del Velino. Gente con i cani che passeggia tra erba altissima e incolta. A fianco il letto del fiume praticamente a secco. «Questo è un altro problema - concludono i residenti - iniziato poco più di un mese fa. C’è stato un intervento con le gru, per la sistemazione degli argini. I mezzi pesanti, però, hanno spostato i massi e l’acqua è finita sotto al terreno. Non sappiamo se siano stati prodotti danni. L’intervento non era gestito dall’amministrazione comunale e abbiamo fatto segnalazioni, ma nessuno ha risposto. Il fiume è in secca e sono spariti gli invasi che erano usati per i prelievi di acqua in caso di incendio». Un patrimonio naturale abbandonato, nonostante anche Borgo Velino faccia parte di quella provincia definita «Attraente per natura».
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