La Provincia replica alla Fondazione Varrone sull'Università: «Siamo pronti a riprenderci le quote. Usciti solo per la riforma Delrio»

La Provincia replica alla Fondazione Varrone sull'Università: «Siamo pronti a riprenderci le quote. Usciti solo per la riforma Delrio»
di Antonio Bianco
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Domenica 1 Novembre 2020, 00:10

RIETI - D’Onofrio chiama, Calisse risponde. Alla fine il presidente della Provincia la lingua non se l’è morsa e replica alla tirata di giacchetta fatta ieri dal presidente della Fondazione Varrone («Potrebbe cominciare lui a dare l’esempio, magari riacquisendo le quote a suo tempo dismesse dall’ente e di cui in questi anni si sono fatti carico principalmente Fondazione e Comune», aveva detto). «Evidentemente la bella notizia che il Comune – risponde Calisse – abbia risolto il problema dei suoi debiti con la Sabina universitas ha sorpreso qualcuno. Personalmente, invece, ne sono felice e ho apprezzato il lavoro fatto dalla giunta Cicchetti. Non serviva il consiglio di d’Onofrio (di riacquisire le quote, ndr), al quale auguro un lavoro proficuo all’interno del consorzio universitario, e di continuare ad impegnarsi affinché esso possa implementarsi nel tempo e non solo vivacchiare». 

E poi sottolinea l’impegno di Palazzo d’Oltrevelino nel cercare di tornare in possesso delle quote societarie: «La Provincia sono ormai mesi che, pur impigliata nelle maglie della riforma Delrio, sta cercando di riacquistare le quote, ed è bene ricordare che fu l’assemblea dei soci del consorzio ad avallare la dimissione delle nostre quote, approvate poi dal cda di cui fa parte anche la Fondazione».

E aggiunge: «Con questo voglio dire che se all’epoca qualche socio avesse opposto più resistenza forse la Provincia sarebbe ancora dentro alla società consortile con le sue quote originarie, perché voglio dirlo chiaramente: non è un problema economico ma di pura imposizione giuridica». 

Insomma, con la riforma Delrio, sembrava che le Province sarebbero state cancellate dal panorama istituzionale e per questo, all’ente di via Salaria, furono ridotte le quote societarie (oggi ha l’0,75 per cento). Ma per Calisse, «se i soci dell’epoca avessero comunque alzato il muro, oggi l’ente sarebbe ancora dentro, perché come già detto non è un problema economico ma di iter amministrativo, che stiamo cercando di risolvere». Il presidente poi tiene a sottolineare che l’ente «sta onorando il proprio debito (1,2 milioni nei confronti del consorzio, ndr) con l’affitto dei Geometri e sta continuando a lavorare per la nuova sede di Palazzo Aluffi».

Nel frattempo, la notizia delle dimissioni del consigliere Benedetto Barone, dal consiglio di amministrazione della Sabina universitas è passata quasi inosservata. Un fatto di non poco conto, con l’ente di via dei Crispolti al momento fuori dall’organo esecutivo, ovvero quello che di fatto gestisce la Sabina universitas. Il consorzio si ritrova così con un cda monco, senza il referente della Fondazione. Un’iniziativa, a quanto si apprende, non personale, ma voluta da tutto il board dell’ente. Tanto ché d’Onofrio nel comunicare ieri le dimissioni di Barone, aveva detto: «E’ per amore di trasparenza». E aveva aggiunto: «Solo così, definito il passato e sistemato il presente, potremo passare a investire sul futuro dell’esperienza universitaria in città». Un segnale dunque forte, di richiesta di cambio di passo.

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