RIETI - «Chi trova un amico, trova un tesoro». Per fuggire dall’Ucraina assediata dai russi, non bastano semplici amici, ma amici veri, che siano pronti a donare davvero se stessi quando la situazione rischia di precipitare in maniera drammatica. Ed è quello che a Rieti hanno trovato Nadiia Hrushevska e sua figlia Sofia, di 10 anni appena, due tra i primi rifugiati giunti nel capoluogo reatino per ottenere salvezza dal rischio di perdere la libertà o, peggio ancora la vita, a causa dell’occupazione russa. A metterle in salvo sono stati Oksana Pidhorodetska e Giuseppe Amici, compagni di vita e, rispettivamente, chef e storico gestore del ristorante “La Palazzina”, che due settimane fa, non appena scoppiato il conflitto, non hanno esitato a offrire un riparo sicuro a Nadiia e Sofia, in attesa di capire come evolverà la situazione.
Il racconto. A mostrare tutta la sua luminosità è stata l’amicizia che, fin dall’infanzia, ha legato Nadiia, 47 anni, residente a Leopoli, e la coetanea Oksana, originaria di Ternopil: «Io e Nadiia abbiamo trascorso l’infanzia insieme, perché mia madre e suo padre frequentavano la stessa scuola - racconta Oksana, che si offre da interprete per raccontare la storia di Nadiia e Sofia. - Successivamente le famiglie si sono divise, ma i nostri nonni sono rimasti nello stesso paese dove ci eravamo conosciute da bambine. Poi ci siamo perse di vista, ma ci siamo ritrovate cinque anni fa grazie ai social network e da quando è iniziata l’invasione siamo rimaste sempre in contatto, fino al momento in cui sono riuscite ad arrivare qui». A spingere madre e figlia ad abbandonare Leopoli è stato l’iniziale bombardamento al quale sono stati sottoposti gli aeroporti ucraini, tra cui anche quello militare di Leopoli.