Terremoto: in fila silenziosi nell'hangar
per riprendersi i propri cari:
il dolore avvolge l'aeroporto

L'hangar
di Giacomo Cavoli
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Domenica 28 Agosto 2016, 11:16 - Ultimo aggiornamento: 20:41
RIETI - Non una lacrima. Non c'è nessuno che piange, fuori dall'hangar dell'aeroporto Ciuffelli: occhi rossi, sguardi persi nel vuoto e carezze, ma neanche un pianto. A via Rosatelli, accanto al cancello d'ingresso secondario del piccolo scalo reatino, la segreteria gara costruita dalla Provincia di Rieti in occasione dei Mondiali di volo a vela del 2008 e utilizzata, in questi anni, per l'ufficio scoring delle gare di volo a vela, è il primo passaggio da affrontare per chi ha perso qualcuno nel sisma, prima di poter portar via il corpo da uno dei camion frigorifero presenti dentro l'hangar più grande di tutto l'aeroporto: dentro alla segreteria, computer, stampanti e gli addetti all'anagrafe dei Comuni di Amatrice, Accumoli, Frasso Sabino, Rieti e Monteleone Sabino.
E' il primo punto di smistamento anche per gli addetti delle agenzie funebri: i documenti di riconoscimento prodotti dai medici legali e consegnati alle famiglie, il confronto con i certificati comunali e la produzione dei quelli di avvenuto decesso, le eventuali richieste di cremazione dei corpi che allungano la burocrazia e, in lontananza, l'hangar vigilato e inaccessibile a metri di distanza, l'ultima tappa per chiudere il viaggio del dolore e riportare a casa quel che resta di legami cancellati in una notte.

L'ATTESA
Il rotore degli elicotteri spezza il silenzio: la maggior parte di chi al Ciuffelli aspetta di poter chiudere le pratiche proviene da Roma, diversi da Amatrice e Accumoli, qualcuno persino da Bologna: famiglie di origine romena e albanese attendono il momento di poter portar via chi lavorava come collaboratrice domestica o badante nelle case crollate. Alle agenzie funebri è stata richiesta una coordinazione interna fra loro, per fornire un quantitativo massimo di duecento casse, scaricate da un tir nell'ala destra dell'hangar, i coperchi appoggiati al muro e pile di bare ancora avvolte nella plastica.
In un angolo, all'ombra dei piccoli alberi davanti le casette gialle dell'Aero Club Centrale, don Salvatore Nardantonio, parroco di Sant'Agostino, recita una preghiera, attorniato da pochi. Ieri mattina, insieme a padre Domenico, guanti di lattice e mascherina, erano alcuni dei sacerdoti della città e dei frati francescani di Greccio che, a turno, arrivano al Ciuffelli per portare conforto spirituale, in uno scenario che ha spazzato via l'ariosa solitudine del volo a vela, lasciando indefinito il futuro dell'aeroporto per ancora molti giorni a venire, proprio come lo sguardo che si perde guardando in lontananza la pista: senza fine, sotto un sole cocente che peggiora le esalazioni dolciastre provenienti dall'hangar.
Dalla Tim arrivano gli operatori ad installare un Hotspot Wi-Fi intorno alla segreteria gara: sotto il portico con le assi di legno spezzate e traballanti, l'attesa per il confronto dei documenti; per piangere non ci sono più lacrime, resta lo sguardo perso nel vuoto e il supporto d'emergenza degli psicologi, il vecchio tavolino esterno utilizzato per consegnare i file dei logger di volo ora imbandito di cibo e bevande; la strada interna del Ciuffelli che conduce all'hangar è l'ultimo supplizio che nessuno sa ancora quando finirà.

REAZIONI
«Una situazione del genere? No, assolutamente no: in tanti anni di attività' all'aeroporto, non l'abbiamo mai vissuta». Alla precisa domanda, Luigi Aldini, vice-presidente dell'Aero Club Centrale di volo a vela «Orsi-Muzi», risponde così, senza esitare, perchè dalle prime luci dell'alba di mercoledì l'emergenza del sisma ha azzerato l'identità del Ciuffelli. Due giorni fa, scomparsi quasi del tutto gli elicotteri impegnati nei soccorsi, la decisione congiunta dell'Aero Club Centrale e dell'Aero Club Rieti «Alberto Bianchetti» di sospendere ogni attività legata al volo, mettendo le strutture dei due club a disposizione di operatori e familiari giunti a recuperare le salme.
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