Sotto le lenti delle difese - avvocati Carotti, Cari, Cicchetti, Di Paolo, Munzi, Labonia, Cerroni e Angeletti - dettagliatissime analisi sui pregressi lavori che hanno interessato, nel tempo, la vela campanaria della chiesa dei Santi Pietro e Lorenzo di Accumoli che, crollando con il terremoto del 24 agosto 2016, uccise i quattro membri della famiglia Tuccio. E poi ancora digressioni geologico-sismiche partendo dai terremoti di Colfiorito, Avezzano, L’Aquila e Amatrice, pregressi storici sul coinvolgimento dei vari enti (Comune, Curia, Genio Civile, Sovrintendenza, Comitato tecnico-scientifico), tipologie di lavori effettuati e interventi delle ditte tra collaudi statici, termini di scadenze, segmenti temporali e contestazioni delle consulenze dei periti della Procura. Infine un punto più volte evidenziato, il fatto che la vela campanaria fosse soltanto adiacente e non un corpo unico con la chiesa. I tempi delle discussioni però hanno protratto l’udienza preliminare davanti al Gup Ilaria Auricchio fino alle ore 19, troppo tardi per l’ultima discussione e per la camera di consiglio.
I TEMPI
Tutto dunque rinviato al prossimo 20 giugno data in cui, terminata l’ultima discussione, il giudice per l’udienza preliminare pronuncerà decreto di rinvio a giudizio per i sette indagati o sentenza di non luogo a procedere nei loro confronti rispetto all’accusa di disastro e omicidio colposo cui dovranno rispondere il sindaco di Accumoli, Stefano Petrucci, il responsabile unico del progetto, l’architetto Pier Luigi Cappelloni, il collaudatore statico amministrativo, architetto Mara Cerroni, i progettisti e direttori dei lavori, l’ingegnere Alessandro Aniballi e l’architetto Angelo Angelucci, il geometra Giuseppe Renzi e l’ingegner Matteo Buzzi tecnico della Curia di Rieti all’epoca dei lavori.
Il crollo della vela campanaria uccise Andrea Tuccio e sua moglie Graziella Torroni, di 34 anni, e i figli, Stefano di 8 anni e Riccardo di appena 9 mesi. Secondo la Procura quel tragico crollo poteva essere evitato con specifici interventi di consolidamento già indicati dalla Sovrintendenza dopo il sisma de L’Aquila del 2009 dopo il quale infatti, il campanile aveva mostrato fessurazioni e evidenti segni di cedimento. Tuttavia - secondo la pubblica accusa - i successivi lavori, ordinati dalla Curia, non lo misero in sicurezza perché impiegarono materiali scadenti e tecniche costruttive inadeguate.
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