Rieti, Terminillo: albergatori infuriati

Terminillo
di Giacomo Cavoli
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Lunedì 5 Dicembre 2022, 00:10 - Ultimo aggiornamento: 07:45

RIETI - Impianti e piste ancora in attesa di un accordo tra Asm e società “Funivia” innescano la grande fuga di turisti e maestri di sci al Terminillo
I telefoni che pian piano iniziano a squillare sempre meno alla scuola sci - come raccontato ieri da Il Messaggero - sono la spia del malessere che il settore dell’accoglienza terminillese inizia a registrare davanti alle decisioni di chi sceglie di non aspettare aperture che non è dato sapere se e quando avverranno, prenotando così le vacanze invernali nelle più vicine stazioni abruzzesi, come ad esempio quella di Roccaraso, innevata e con gli impianti già da tempo in funzione.

Le prospettive. «Chi vorrebbe prenotare ci ringrazia per la nostra cortesia, ma si capisce che sono spazientiti: si tratta quindi di clienti persi in ogni caso, anche se gli impianti apriranno, perché a quel punto avranno già prenotato da un’altra parte», ha raccontato ieri a Il Messaggero il direttore della scuola sci, Simone Munalli. 
Così, va a finire che la Caporetto invernale del turismo al Terminillo produca effetti a cascata anche sulle prenotazioni alberghiere e l’indotto quotidiano di bar, ristoranti e negozi.

Federalberghi. «Il tema è sempre lo stesso – spiega il presidente di Federalberghi Rieti, Michele Casadei, gestore dell’Hotel Togo - Le vacanze di Natale si porteranno a casa con un’utenza ridotta, ma il vero problema si avrà a partire dal 7 gennaio: da quel momento in poi non si comprende infatti come si riuscirà ad andare avanti qualora gli impianti dovessero rimanere chiusi. E’ evidente che il non poter garantire l’apertura degli impianti rappresenti un fattore di selezione da parte dei turisti». 
L’assenza dello sci non incide anche prima che arrivino le festività? 
«Il Natale garantisce a prescindere le presenze – prosegue Casadei - Essendo un periodo di festa, chi si muove lo fa con l’obiettivo di trascorrere le vacanze e così un po’ di utenza si registra in ogni caso, ma a partire dal 7 gennaio la stagione è unicamente legata allo sci: ci stiamo confrontando insieme ad altri albergatori e se la situazione dovesse rimanere invariata non è escluso che sceglieremo di lavorare soltanto un giorno a settimana». 
A pesare, infatti, non sarebbe soltanto il mancato indotto dello sci, ma anche i rincari che ormai da quasi un anno attanagliano famiglie e imprenditori: «In questa situazione è già molto difficile sostenere i costi dell’inflazione che si abbattono sul personale e sulle strutture - conclude Casadei - Figurarsi prevedere aperture tutti i giorni, ma con il comprensorio sciistico chiuso».

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