RIETI - Emiliano di origine, essendo nato a Bologna, al Terminillo era arrivato con i genitori quando aveva poco più di tre mesi, e da allora non se ne era più staccato. Franco Ferriani, scomparso ieri a 86 anni in un ospedale romano dove si trovava ricoverato da tempo (i funerali saranno celebrati oggi pomeriggio, alle 15, nel tempio di San Francesco, al Terminillo) considerava la montagna reatina la sua vera casa, pur abitando a Roma.
La passione di una vita. E ad essa si era dedicato con passione, non lesinando critiche all’immobilismo della politica di fronte ai problemi irrisolti della montagna, poi dirigendo la società Funivia insieme a Flavio Formichetti, ieri commosso e capace solo di commentare che «Franco era come un fratello per me, ho sperato quando sono andato a trovarlo che potesse riprendersi e invece non ce l’ha fatta».
Un legame con la montagna che si era consolidato nel tempo e che in Franco Ferriani trovava un forte attaccamento con la figura e l’attività del padre Cesare, un tecnico incaricato nel 1934 dal conte Ettore Manzolini e dal figlio Giorgio di individuare il tracciato per il futuro impianto funiviario, quello che oggi collega Pian dè Valli alla cima del monte Terminilluccio, inaugurato quattro anni più tardi. Lo scomparso ricordava sempre questa circostanza e in un suo scritto ripercorse le tappe dell’arrivo al Terminillo (i primi due anni trascorsi in una villetta presa in affitto a Lisciano, per poi trasferirsi nell’hotel Savoia appena costruito.
Ora sarà tumulato nella tomba di famiglia del cimitero di Vazia) perché la ricettività sulla montagna, prima della costruzione di strutture alberghiere, era assicurata solo dalla Capanna Trebiani, una locanda distrutta da un incendio negli anni ‘60.
Le amicizie della Roma bene. Figura caratterizzata da grande eleganza, con amicizie importanti coltivate a Roma e un matrimonio celebrato tra suo figlio e una delle figlie dell’ex presidente del Consiglio Ciriaco De Mita, Franco Ferriani non ha mai cessato di battersi per risollevare le sorti di Terminillo, della cui nascita si considerava tra gli indiscussi testimoni.
L'ultimo progetto. Ferriani ripercorre tutte le tappe dello sviluppo urbanistico, mettendo in fila le realizzazioni di hotel, ostelli, strutture militari e ville, progettate da ingegneri e architetti tra i più accreditati dell’epoca, con i quali lavorò anche il padre Cesare. Gli ultimi ricordi sul Terminillo Ferriani li aveva affidati al periodico edito dai Beni Civici di Vazia “Orizzonti”, quasi lo sfogo di un innamorato deluso.
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