RIETI - Strampelli chi? Nell’indifferenza generale, mentre in città ci si interroga su argomenti sempre più banali, un altro pezzo della nostra storia, quella con la esse maiuscola, cade letteralmente a pezzi. Più di qualcuno, alla notizia che della faccenda dell’Istituto sperimentale di cerealicoltura “Nazareno Strampelli” se ne sarebbe occupato il Comune, aveva tirato un sospiro di sollievo. Perché, dicevano, c’è una giunta che finalmente si rimbocca le maniche. Ora, visto che nessuno se le è rimboccate, al di là di qualche telefonata e promessa, non resta che sperare che a occuparsi della vicenda sia la procura della Repubblica, informata, insieme alla Corte dei Conti del Lazio, da un esposto presentato qualche mese fa da un cittadino.
Le tappe. La storia, per chi ha voglia di ricordarla, è ben nota, ma volendo è possibile ripercorrerla grazie a un pregevole volume scritto anni fa da Roberto Lorenzetti. A Campomoro, cioè a due passi dal centro della città, sorge lo storico complesso che fu sede degli studi e delle ricerche condotte da Nazareno Strampelli, agronomo, genetista e politico italiano, considerato il precursore della rivoluzione verde. La Regia Stazione di granicoltura dal dicembre 2020 è di proprietà del Comune, a disposizione del Centro ricerche in agricoltura e analisi dell’economia agraria (Crea).
A giudicare da quello che è sotto gli occhi di tutti, non abbiamo dubbi, a Rieti - città dove celebriamo santi non nostri e dove, con lo stesso sentire, abbiamo tentato di intitolare strade a gerarchi fascisti - ciò che resta della grandezza di Strampelli non merita di essere valorizzato. Perché, forse, hanno altro a cui pensare.
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