Rieti, caro-bollette dell'energia: le imprese adottano i primi rimedi

La famiglia Sulpizi de "L'infisso"
di Giacomo Cavoli
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Martedì 30 Agosto 2022, 00:10

RIETI - Dallo shock iniziale ai primi aumenti di prezzo e ai tentativi di risparmio o fino addirittura, come raccontato da Il Messaggero, alla decisione del ristorante “Rino” di piazza Marconi, a Rieti, di abbassare definitivamente la serranda. Il cammino delle imprese reatine colpite dal caro-energia si è trasformato in una corsa verso ogni possibile spiraglio di salvezza: tra chi punta sulle energie rinnovabili e chi, invece, pensa al taglio delle ore di lavoro per scongiurare il rischio di licenziamenti.

La decisione. A Borgo Velino, la storica azienda “L’infisso”, attiva dal 1980 e specializzata, appunto, nella realizzazione di infissi, ha giocato d’anticipo - e in parte anche involontariamente - su progetti che consentano di risparmiare i costi dell’energia in bolletta.

Il terremoto di Amatrice nel 2016 aveva fatto rientrare la loro impresa all’interno del cratere sismico per il quale, fino al termine del 2021, è stato sospeso il pagamento di ogni utenza. Così, all’inizio del 2022, quando in bolletta si sono iniziati a intravedere gli aumenti delle rateizzazioni degli anni precedenti e i primi rincari del costo dell’energia, la famiglia Sulpizi - il padre Giovanni e i due figli, Ersilia e Davide - titolari de “L’infisso”, hanno avanzato una richiesta di finanziamento al Medio Credito Centrale per la realizzazione di un impianto fotovoltaico che consentirà di fornire energia “pulita” al capannone all’interno del quale opera l’azienda: «Si tratta di un impianto da 297 kilowatt-ora, che ci consentirà di risparmiare circa il 60 per cento dell’energia necessaria alle nostre produzioni - spiega Ersilia. - Ora siamo in attesa dell’ultima approvazione del progetto da parte della Regione Lazio, ma abbiamo già calcolato che, con quattro anni di lavoro, riusciremo a coprire il finanziamento concessoci e, al tempo stesso, a evitare le stangate delle bollette che verranno».

La scelta. Chi, invece, negli anni ha costruito un piccolo impero che si tramanda di generazione in generazione, come la famiglia Cocco, ora si trova costretto a fare di tutto per scongiurare il rischio di licenziamenti, che si tradurrebbero anche in minor personale a disposizione: «Se continua così, prima di essere costretto a licenziare, dovrò senz’altro provare a ridurre l’orario di lavoro del personale - osserva Simone Cocco, che con il suo laboratorio di pasticceria “Sweet Lab” garantisce occupazione a quindici persone e rifornisce di prelibatezze molti ristoranti e bar reatini. - Soltanto per il laboratorio, sono passato dai 1.400-1.700 euro di luglio 2021 ai 5.800 di quest’anno: con queste bollette è inevitabile pensare di dover operare delle scelte. Senza contare l’aumento delle materie prime che, a cascata, si ripercuote sulle attività che acquistano i nostri prodotti e, infine, sul cliente finale». Di dolce, ormai, c’è rimasto molto poco.

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