LA STORIA
Visti i forti dolori e l’impossibilità di muovere l’articolazione, più volte Blasi aveva sollecitato l’intervento, sia telefonicamente che rivolgendosi al medico curante. Tutti tentativi senza successo. Così, il 13 dicembre, ha preso carta e penna per inviare un esposto al responsabile della direzione medica ospedaliera dell’ospedale reatino Pasquale Carducci, per avere almeno una data certa dell’operazione chirurgica. «L’esposto – ricorda Blasi – è stato notificato personalmente a Carducci dal maresciallo Patacchiola, che è stato molto disponibile».
Invalido, Blasi mirava solo ad alleviare le sue sofferenze, gli antidolorifici non davano più alcun giovamento e il problema alla spalla non gli permetteva neanche di andare in sedia a rotelle, facendogli trascorrere così le giornate steso a letto. Le notizie dalla Asl però tardavano però ad arrivare e Blasi stava per far partire una denuncia. Il direttore Carducci ricorda bene il giorno in cui il maresciallo della stazione di Cantalice, Mariano Patacchiola, gli ha notificato l’esposto.
«Con il primario Mezzoprete – commenta Carducci - mi ero impegnato per risolvere il problema, passato in secondo ordine, visto anche che la traumatologia assorbe il 98% dell’attività del reparto. Abbiamo tantissime sedute operatorie, ma gli ortopedici sono solo cinque. L’impegno è quello di inserire gli interventi a seconda della gravità, ma siamo soggetti a una marea di vincoli, come l’applicazione del percorso assistenziale nei pazienti ultrasessantacinquenni con fratture di femore della Regione Lazio, che invita ad operare entro 48 ore dall’evento traumatico, particolarmente frequente nell’età anziana».
LA DENUNCIA
In ogni caso, qualche giorno fa, anche grazie alla denuncia a Il Messaggero e al conseguente interessamento del dg D’Innocenzo, si è finalmente riusciti a dare una data certa per l’operazione, così a lungo attesa. Per alleviare i forti dolori di Blasi è stata applicata una protesi alla cuffia dei rotatori della spalla sinistra. «Ora va molto meglio, i dolori ci sono, ma diversi da prima. Ho cominciato la fisioterapia che poi dovrò continuare anche a casa, sperando che i tempi non vadano nuovamente per le lunghe».
Daniela Melo
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