Positivo per tre settimane, il sindaco sabino adesso è guarito: il suo racconto

Marco Cossu
di Raffaella Di Claudio
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Martedì 18 Gennaio 2022, 00:10

RIETI - È tornato libero ieri, il sindaco di Casperia, Marco Cossu (nella foto). Esattamente 24 giorni dopo aver contratto il Covid che lo ha tenuto chiuso in casa per più di tre settimane. Un’esperienza mai vissuta prima e che, probabilmente, non dimenticherà: per la paura di aver contagiato le persone care, per il lungo isolamento e per l’affetto degli amici, mai mancato. A Il Messaggero racconta i giorni trascorsi tra l’impossibilità di raggiungere il Comune e l’attività amministrativa da portare avanti mentre a Casperia si toccava il picco dei contagi. Giorni in cui Cossu ha maturato la certezza che i vaccini fanno la differenza, ma pure che serve ridurre i tempi di isolamento per i positivi asintomatici e che è fondamentale puntare su una rete sanitaria che risponda alle esigenze di tutta la provincia.
Per quanto tempo è stato positivo e come ha scoperto di essersi contagiato?
«I sintomi influenzali sono comparsi il 25 dicembre. Da allora, solo oggi sono stato dichiarato guarito. Feci un tampone antigenico in farmacia il primo giorno utile, esito confermato dal tampone molecolare. Qualche giorno di febbre e poi niente più».
Nella quarantena, quale è stato il momento peggiore? E il migliore?
«I momenti peggiori sono stati all’inizio e alla fine: prima la paura di aver contagiato altre persone poi è cresciuta l’ansia per l’attesa del giorno in cui sarei potuto tornare alla vita normale, perché senza sintomi è difficile da accettare l’isolamento forzato. Da una ventina di giorni mi sento bene, nonostante tutto. Il momento più bello è stato quando una coppia di amici ristoratori, in un giorno festivo, mi hanno portato a sorpresa la cena con tanto di bottiglia di vino e dolce. Mi sono commosso per il regalo».
Come è proceduta l’attività amministrativa senza di lei? Si è mai fermato?
«L’amministrazione comunale non si ferma mai, anzi: è proprio nei momenti di crisi che c’è bisogno delle istituzioni. A parte i primi giorni, in cui i sintomi influenzali erano più forti, seppur da remoto, ho coordinato le attività dalla mattina alla sera. Ringrazio i lavoratori e gli amministratori che mi sono stati vicini, portando avanti i progetti anche nella tempesta del picco massimo di contagi. La soddisfazione più grande è stata l’assunzione di un’agente di polizia locale a tempo indeterminato. Ci ho parlato solo al telefono, non vedo l’ora di conoscerla».
Lei è vaccinato? Se sì, questa esperienza ha cambiato la sua idea sull’efficacia dei vaccini o l’ha rafforzata?
«Sono vaccinato e avrei fatto anche la terza dose se non mi fossi contagiato prima. Non ho competenze medico-scientifiche ma posso fornire un dato statistico: la scorsa primavera a Casperia c’erano una ventina di persone contagiate, molte sono state ricoverate in ospedale e qualcuno non ce l’ha fatta, purtroppo. Ora, con numeri maggiori, abbiamo avuto un solo ricovero, di pochi giorni. Qualcosa è cambiato in un anno e in meglio».
Nelle regole di rilevazione e gestione del paziente positivo ha evidenziato disfunzioni? Pensa che sia necessaria una revisione?
«Ho letto che l’assessore regionale alla Sanità vuole ridurre i tempi di isolamento delle persone asintomatiche, sono d’accordo con lui. Non ci possiamo più permettere il lusso di bloccare la nazione, dobbiamo avere la forza e il coraggio di convivere con il virus. L’unico problema rilevato è stato durante il primo tampone molecolare a Rieti: la coda era impressionante, perché a Rieti si concentrava l’intera utenza provinciale e oltre. Subito dopo sono state attivate altre postazioni in provincia e la situazione si è normalizzata, a dimostrazione che c’è bisogno di una rete sanitaria capillare sul territorio. Spero che l’amministrazione regionale e quella statale possano investire sulle strutture già esistenti come Magliano Sabina, Poggio Mirteto e Passo Corese, anche per non intasare l’ospedale di Rieti: l’unico della provincia».

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