Rieti, ritorno sui banchi tra aule mancanti e soluzioni assenti

Una scuola (Archivio)
di Giacomo Cavoli
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Martedì 14 Luglio 2020, 01:49
RIETI - «La Provincia continua a condividere le ansie dei dirigenti scolastici sul futuro della ripresa a settembre, ma non mi sembra che in tal senso stia fornendo alcuna soluzione». Attacca a testa bassa la gestione dell’emergenza scuola da parte della Provincia, il consigliere comunale e provinciale di minoranza di Rieti Città Futura Alessio Angelucci, partendo dalla soluzione caldeggiata dal reggente dell’ufficio scolastico provinciale, Daniele Peroni, di utilizzare soprattutto la didattica a distanza per le scuole superiori, considerate le difficoltà nel reperire edifici compatibili con l’ambiente scolastico.

L’attacco alla Provincia
«Fare tutta didattica a distanza è impensabile – commenta Angelucci - Abbiamo circa il 70 per cento degli istituti superiori composto da scuole professionali che, per via dell’uso professionalizzante dei laboratori, non consentono la Dad. Dovremmo invece ragionare sull’utilizzo per circa un terzo del monte ore, ma il resto andrebbe svolto in presenza sulla base del criterio di turnazione. Gli istituti professionali, poi, accolgono la maggior parte degli studenti diversamente abili: loro come faranno con la Dad?». 
E attacca il modus operandi della gestione dell’emergenza scuola da parte della consigliera con delega all’Edilizia Scolastica Claudia Chiarinelli: «E’ paradossale che la Provincia abbia chiesto planimetrie e fabbisogni agli istituti, quando l’ente ne è già in possesso attraverso l’ufficio tecnico e quello dedicato al dimensionamento scolastico – prosegue il consigliere – Già a marzo avevo richiesto questi dati, che si sarebbero potuti incrociare per cominciare a dare risposte molto prima che, oggi, i presidi chiedessero 68 aule in più per gli alunni da trasferire a causa delle norme Covid. La Provincia si limita ogni volta a ripetere di non poter utilizzare le strutture a causa delle norme sismiche, invece di cominciare a ragionare, ad esempio, su quante aule potrebbe offrire una scuola come i Geometri, che quest’anno avrà circa 7 iscritti al primo anno, quindi di fatto un istituto libero che potrebbe risolvere almeno il 50 per cento del fabbisogno. Fare questi ragionamenti vorrebbe dire attivare una filiera che va dagli spostamenti degli studenti con il Cotral fino all’ufficio scolastico provinciale: dispiace sapere che, ad oggi, non c’è nessuna notizia se questo genere di lavoro è stato fatto». 
Così, tornano in ballo anche i moduli e il trasferimento dell’università a Palazzo Aluffi: «Che fine hanno fatto i moduli per i quali la Provincia ha garantito la disponibilità dei terreni ai Geometri e al Polo Didattico? I terreni sono già stati urbanizzati? Chi finanzierà i moduli? E il trasferimento dell’università a Palazzo Aluffi, quando sarà effettuato?».

Il fronte comunale
Nel frattempo, dopo le scintille tra l’ufficio tecnico comunale delegato all’edilizia scolastica - che aveva suggerito ai dirigenti di elementari e medie di puntare sulla razionalizzazione degli spazi, causa carenza di altri edifici - e la piccata risposta della consigliera con delega alla Scuola Letizia Rosati («Conta quello che decide la politica. I sopralluoghi per trovare altri edifici cominceranno»), Angelucci annuncia di aver richiesto di poter parlare delle necessità delle scuole comunali in commissione Affari Generali, «perché in Comune non c’è né un assessore alla Scuola né tantomeno una commissione preposta».
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