Rieti, caro bollette e scuola: i presidi orientati a ridurre i giorni di lezione

Liceo Jucci (Archivio)
di Giacomo Cavoli
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Martedì 6 Settembre 2022, 00:10

RIETI - Al rientro in aula mancano meno di sette giorni, ma l’ipotesi di fronteggiare il caro-energia riducendo la settimana scolastica da sei a cinque giorni, cioè nella cosiddetta “corta”, solleva più di una perplessità fra i dirigenti scolastici reatini. Ecco quindi che lo spettro del “generale inverno” fa più paura per il rischio di costringere a dover rimodulare la qualità della didattica, piuttosto che per la rigidità delle temperature.

Le perplessità. A gestire gli impianti di riscaldamento centralizzati sono, a seconda della competenza, Comune di Rieti e Provincia. E i dirigenti con una presidenza e almeno una reggenza è facile si trovino a doversi dividere tra le scelte del Comune e quelle della Provincia, oltre a dover lavorare “di fino” sugli orari scolastici, come ad esempio Paola Testa che a Rieti, dalla dirigenza dell’istituto comprensivo Angelo Maria Ricci passa a quella di liceo Scientifico e Classico “Jucci”, trovandosi però nuovamente assegnata anche la Ricci, stavolta in veste di reggente: «Credo si debba pensare ad una soluzione generale come quella della riduzione delle attività didattiche curriculari ed extracurriculari in soli cinque giorni, dal lunedì al venerdì, accompagnandola però almeno con la contestuale chiusura di tutti gli uffici pubblici, cosicché una parte delle famiglie che hanno scelto la settimana lunga non abbiano il problema della gestione dei bambini a casa – spiega Testa – In questo modo, il risparmio sul consumo elettrico e di riscaldamento non sarebbe poco. Tuttavia, la gestione del tempo scuola è rimessa, in ultima misura, all’istituto e credo che nessun consiglio scolastico si assumerà mai la responsabilità di privare di un servizio, anche sociale quale quello della scuola, le famiglie che hanno optato per la settimana lunga». 
Dunque, dove rischiano di registrarsi le maggiori criticità? 
«Se dovesse essere posta alle scuole la condizione di dover ridurre le attività extracurriculari, che però fanno parte anche dell’offerta formativa, questo sicuramente si tradurrebbe in un danno – conclude Testa - E’ difficile trovare la quadra fra tutti questi fattori, che sembrano collaterali ma di fatto non lo sono: perché è chiaro che se non si potranno accendere i riscaldamenti in determinati orari, sarà necessario ridurre l’offerta scolastica». 
L’impatto della settimana corta non convince neanche Mara Galli, dirigente di “Minervini” e “Sacchetti Sassetti”: «Quest’anno sensibilizzeremo ancora di più i bambini e i ragazzi sul tema del risparmio energetico, ma sui riscaldamenti non siamo noi a poter prendere iniziative e, al momento, le indicazioni da parte del Comune su questo tema non sono note – commenta Galli – Le ipotesi avanzate invece a livello nazionale sulla settimana corta sono tutte misure che non possono essere adottare immediatamente, perché vanno ad incidere sulla normativa scolastica e richiederebbero quindi una riforma.

Se si dovrà abbassare il riscaldamento si farà, magari vestendo gli alunni con indumenti più pesanti, ma la chiusura del sabato avrebbe un impatto più forte sia sulle famiglie che sull’impianto scolastico, perché implicherebbe una riorganizzazione completa, con rientri pomeridiani o il prolungamento dell’orario in altri giorni. Si tratta di misure che non possono essere improvvisate e che richiedono un’organizzazione importante». Staremo a vedere.

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