Rieti, ex postina: la soluzione si trova in laboratorio

Silvia Cipriani, la Fiat Palio, Valerio Cipriani
di Emanuele Faraone
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Domenica 30 Ottobre 2022, 00:10

RIETI - Dna e impronte digitali: la partita per trovare una soluzione al giallo sulla scomparsa e la morte di Silvia Cipriani si gioca in laboratorio. Se le indagini tradizionali non hanno ancora portato a punti fermi e certezze, potrebbero essere quelle tecnico-scientifiche a dare una sterzata all’inchiesta della Procura di Rieti, coordinata dal pubblico ministero Lorenzo Francia. Riflettori puntati sul cugino Francesco e lo zio Leo Nobili, il parente dell’ex portalettere in pensione che aiutava la donna a svolgere piccole mansioni nella proprietà di Cerchiara e ad accudire gli animali che possedeva. Due profili che, negli ultimi giorni, si sono ritagliati ruoli di primario interesse investigativo per gli inquirenti. 
Gli agenti della Mobile di Rieti, che non escludono nessuna pista e nessuna ipotesi, nella convinzione che saranno i dettagli ed i particolari ora a fare la differenza, hanno lasciato Francesco e Leonino per circa un’ora, da soli, nella sala di attesa della Questura prima di essere convocati negli uffici, molto probabilmente per intercettare una loro conversazione.

Il silenzio. Circostanza non avvenuta per via di un pregresso dissidio tra i due e che in questura li ha portati ad ignorarsi senza scambiare neanche una parola.

Lunghe ore di escussione per entrambi, poi il prelievo del dna e il rilevamento delle impronte digitali per uscire infine dal palazzo di largo Graziosi, almeno lo zio Leo, dopo sei ore. Un fatto insolito non sfuggito agli esperti come il generale Luciano Garofalo che ha commentato così nel corso della trasmissione televisiva “Quarto grado” di Rete4: «Insolito sei ore di interrogatorio, è una cosa molto strana, come anche il fatto che all’uscita dalla questura i due siano stati protetti e scortati per non parlare con la stampa». Addirittura Leonino è stato fatto uscire da un’uscita secondaria per evitare il cordone di giornalisti e telecamere.

I ritardi. Il sequestro tardivo delle proprietà di Cerchiara, cui hanno avuto accesso chi ne era nella disponibilità a partire dal nipote Valerio, renderà sicuramente più complessa l’attività investigativa ma determinate e dirimente potrà essere il confronto-raffronto con il materiale biologico e le impronte papillari prelevate dagli operatori della polizia scientifica nelle case di Cerchiara e Rieti nonché all’interno della Fiat Palio rinvenuta nei boschi di Scrocco di Montenero Sabino. Ciò anche al fine di escludere eventuali sospetti (e sospettati) o allontanare eventuali soggetti dal cerchio investigativo che si sta stringendo di giorno in giorno con il mirino puntato su un verosimile omicidio avvenuto nelle pertinenze della casa di Cerchiara.

I nodi. Su tutti, gli elementi giudicati dagli inquirenti più singolari e degni di attenzione sono il pollaio spalancato con le galline fuggite via e il garage di Valerio rimasto aperto. Perché non sono stati chiusi? Silvia non ha potuto probabilmente farlo, ma per quale motivo? 
Difficile e poco plausibile l’ipotesi di uno smarrimento o di un momento di blackout da parte di una donna presente a se stessa e in buona salute, anche se - a quanto pare - per gli inquirenti, insieme all’ipotesi di un suicidio, sarebbero due tesi investigative che rimangono ancora percorribili, almeno stando alle domande rivolte al cugino Francesco al quale e stato espressamente chiesto se la 77enne avesse avuto ragioni o motivazioni che potessero spingerla a farla finita. «Silvia era solitaria ma benvoluta e rispettata da tutti – ha a sua volta testimoniato lo zio Leonino – e non credo che esitano le basi per poter pensare ad un’aggressione o ad un omicidio per soldi». Secondo il giornalista di Rete4, Gianluigi Nuzzi in Procura si starebbero facendo i conti finali. Non rimane allora che l’attesa per un giallo in cui manca il capitolo finale.

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