Rieti, cisterna esplosa: i vigili del fuoco chiedono giustizia

L'esplosione del 2018 e le due vittime
di Massimo Cavoli
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Martedì 2 Marzo 2021, 00:10

RIETI - La richiesta di archiviazione dell’inchiesta sull’esplosione di una cisterna di carburante, avvenuta il 5 dicembre del 2018 all’interno di un distributore sulla Salaria per Roma, dove morirono un pompiere e un automobilista, ha lasciato nei vigili del fuoco amarezza e un profondo senso di impotenza, al punto che dal Comando generale del corpo è partita l’iniziativa di incontrare la procuratrice capo di Rieti, Lina Cusano. Il magistrato ha controfirmato la richiesta del sostituto procuratore Lorenzo Francia, motivata dal mancato deposito della consulenza tecnica entro i 24 mesi concessi dalle indagini preliminari, e quindi l’impossibilità di stabilire le cause che provocarono l’incendio, scoppiato mentre erano in corso le operazioni di travaso del gpl dalla cisterna al serbatoio interrato dell’impianto. 
Gli avvocati delle parti offese sostengono, invece, che nei rapporti di vigili e carabinieri del Ris ci sarebbero elementi sufficienti a ricostruire quanto accaduto nella stazione di servizio della Ip, e vengono citate anche delle testimonianze oculari, raccolte in fase iniziale, che potrebbero risultare decisive. «La domanda di giustizia non nasce certo per spirito di vendetta, perché si è trattato di un incidente, ma per conoscere la verità su cosa è davvero accaduto quel pomeriggio e se ci sono eventuali responsabilità», ha spiegato l’avvocato Bruno Mattei, legale della famiglia Maggi, che nell’esplosione ha perduto Andrea, padre di un bambino.

Il pompiere reatino
Identica reazione arriva dalla famiglia di Stefano Colasanti, il coraggioso vigile reatino che, pur fuori servizio, si era unito ai colleghi impegnati nello spegnimento dell’incendio.

Una generosità pagata a caro prezzo, perché fu investito in pieno dall’onda d’urto e dalle fiamme. Il Comando si attende dall’incontro, se ci sarà, di ricevere i chiarimenti sul mancato deposito della perizia, affidata, tra l’altro, proprio a un ingegnere dei vigili del fuoco, un esperto scelto dalla Procura per le sue riconosciute capacità tecniche. E questo aspetto rende ancor più incomprensibile quanto è avvenuto. Alla domanda sul perché il consulente non è stato sollecitato o sostituito quando il ritardo nel deposito della relazione era diventato evidente, agli atti risultano alcune istanze di proroga inviate dal perito al magistrato, e accordate. Ma, dopo l’ultima di trenta giorni, è trascorso più di un anno senza più comunicazioni. Fino al 5 dicembre 2020, data di scadenza del limite massimo di 24 mesi concesso dalle indagini preliminari per l’incidente avvenuto il 5 dicembre 2018. Il giorno dopo, il 6, è stata firmata la richiesta di archiviazione. Di tutto questo se ne riparlerà quando il gip dovrà esaminare l’atto di opposizione all’archiviazione, che i legali si preparano a presentare la prossima settimana, e decidere se accogliere la richiesta della procura oppure fissare l’udienza per la discussione.

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