Rieti, torna il rito del caffé ma non tutti sanno le regole

Ristorante
di Sabrina Vecchi
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Martedì 27 Aprile 2021, 00:10

RIETI - Colazione in giallo. Non è il titolo di un poliziesco ma la nuova situazione mattuttina dei reatini habitué del bar. «Nuova? Non è cambiato poi molto - spiega l’esercente del Cintia Caffè - l’unica differenza è che ora si potrà consumare sui tavolini di fuori». Fortunato chi li ha. «In effetti, possiamo ritenerci contenti noi che abbiamo spazi all’aperto - dicono al Gran Caffè Quattro Stagioni, su piazza Vittorio Emanuele II - speriamo che il tempo tenga e non ricominicino settimane di pioggia che scoraggerebbero i clienti». Clienti ben informati, dicono al dirimpettaio Caffè Cleri: «Al momento sono tutti consapevoli delle nuove norme, non è servito che le spiegassimo, ma magari a metà mattina ci attrezzeremo con un cartello da mettere sul bancone, che spieghi che non è possibile la consumazione all’interno». 
La titolare del bar Bambolo dissente: «La gente non ha capito, ci sono stati grandi equivoci perché in molti pensavano si potesse consumare al banco, la comunicazione è stata del tutto sbagliata». Eppure, il decreto riaperture ben precisa che le riaperture di bar e ristoranti in zona gialla fino al primo di giugno sono consentite solo all’aperto, con servizio al tavolo o eventualmente al banco, ma esclusivamente se posizionato fuori. Un’eventualità sopperita velocemente nei bar del centro di Roma, che hanno provveduto a sistemare tavolini di “sbarramento” agli ingressi dei locali che fungano a mo’ di bancone esterno. Un espediente che in città non ha ancora preso piede, eccezion fatta per il Cuba Club di via Roma, nato nel 2019 già con la struttura del banco su strada. 
«In realtà - spiega il titolare - ho mantenuto la tipologia di ingresso della gioielleria che c’era prima: semplicemente, la vetrina è diventata banco. Ho potuto farlo perché non ingombra il suolo pubblico ma rimane all’interno di qualche centimetro». Nel frattempo i clienti si dicono felici di potersi comodamente sedere per fare colazione, «finalmente consumata senza doversi appoggiare su un muretto di fortuna». E «vuoi mettere il piacere della tazzina di ceramica! Il caffè è un piacere...», commenta una signora che parafrasa un celebre spot televisivo interpretato da Nino Manfredi. Funziona il passaparola, e ci si abitua presto alle nuove abitudini.

Il pranzo all'aperto 
Per pranzo, grosso modo, i commenti non cambiano. Roberto, della pizzeria-ristorante di via Cintia, alle 13 ha due giovani clienti, probabilmente turisti, seduti al tavolo fuori: «Ho circa una trentina di posti all’esterno, quasi altrettanti dentro.

Sono ben distanziati, sinceramente non vedo la differenza, comunque vedremo come andrà». Alla Mattera i posti per pranzare di fuori, circa quattordici, sono tutti occupati. «Stiamo monitorando la situazione, speriamo bene - dice la titolare – non so se sarà opportuno dare un tempo ai clienti per mangiare a rotazione, vedremo. Oggi la gente è ancora timorosa e indecisa su ciò che si può fare e cosa no». Tre giovani agenti immobiliari attendono che arrivi il pranzo, sollevati dalla riapertura: «Nei giorni precedenti ci siamo attrezzati con il panino portato da casa e mangiato in ufficio, ma non è certo la stessa cosa, anche per cambiare aria e socializzare». Idem – con patate, visto il contorno della bistecca che sta assaporando – per un signore di Sangemini seduto ai tavoli del dehors del ristorante Il Coccio di via Borsellino. «Vengo per lavoro a Rieti circa ogni dieci giorni, finora mi sono attrezzato con i pasti del supermercato mangiati sul cofano della macchina, oggi che sto comodo è una liberazione». Il titolare, così come gli altri, attende sviluppi: «Rispetto all’asporto fatto nello stesso periodo dello scorso anno, c’è stato un notevole calo. Noi abbiamo una clientela composta soprattutto di lavoratori del tribunale o dei vicini uffici, a quest’ora era quasi pieno, ora ci sono sei persone. Ma aspettiamo che si riabituino».

Il nodo cena
Ed è tempo di pensare alle cene en plein air. Visto il coprifuoco delle 22, si pensa a puntare soprattutto agli aperitivi o di anticipare l’inizio del convivio alle 19, puntando ai ristoranti vicino casa e confidando nella celerità di cuochi e camerieri. E siccome «a Riète fa unnici mesi de friddu e une de friscu» ci si attrezza con funghi riscaldanti e lampade a infrarossi. Tra i clienti, c’è chi desiste e chi tiene il punto. Lapidaria una signora di piazza Tevere: «Tra meno di un mese faccio settant’anni, ho avuto il Covid ed è più di un anno che cucino dentro casa. Porto la famiglia a cena fuori pure se tira la tramontana».

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