RIETI - Confusione, spaesamento, rabbia e rassegnazione. Sono i sentimenti e le percezioni che si attorcigliano come un groviglio confuso nell’animo di quei ristoratori che, nonostante il via libera ricevuto lunedì scorso alla possibilità di servire i clienti ai tavoli esterni, sono comunque costretti a lasciare spente le luci e fuori servizio le cucine. E non certo per qualche mero capriccio ideologico nei confronti delle nuove misure adottate per bar e ristoranti, ma semplicemente perché loro - che vorrebbero lavorare esattamente come tanti altri colleghi, in questa fase, più fortunati - non ne hanno la possibilità, non avendo mai avuto a disposizione uno spazio esterno dove poter posizionare i tavoli.
Lo scenario
Oltre a qualche timido sorriso da parte dei ristoratori che da lunedì hanno ricominciato ad allestire i tavoli all’esterno e i primi clienti che non si sono fatti attendere, l’altra faccia delle nuove misure in vigore fino al prossimo primo giugno è invece quella del limbo nel quale si trovano costretti coloro che non riescono più a lavorare ormai da metà marzo, tra zona rossa e arancione, e che non potranno farlo per almeno un altro mese.
Temperature rigide
La maggior parte dei locali che in città non hanno la possibilità di allargarsi all’aperto si concentra soprattutto in centro storico. Un’area, come noto, caratterizzata spesso da vicoli e strade comunque strette e con locali storici che da sempre, viste anche le temperature rigide presenti per gran parte dell’anno nel Reatino, lavorano in locali molto curati e al chiuso. “Da Checco al Calice d’Oro”, volendo, in via Marchetti, avrebbe la possibilità di posizionare pochi tavoli nel vicolo esterno. Ma ad aprile sono le temperature a sconsigliarlo: «Anche se non fosse esistito il Covid, di questi tempi non avrei mai messo i tavoli fuori, con il rischio di una giornata come quella di oggi (ieri, ndr) nella quale è prevista pioggia - commenta Francesco Marinetti, gestore dell’Hotel Miramonti, collegato al ristorante. - Noi, fortunatamente, ce la stiamo cavando grazie ai pasti serviti ai clienti dell’albergo, ma a questo punto sorge un dubbio: perché nell’ultima zona gialla si poteva mangiare anche dentro e ora no? Se tutto ciò che abbiamo fatto in passato era sbagliato, allora vuol dire che siamo stati esposti al rischio di contagio». Tra spazi esterni ristretti e temperature ancora in parte rigide e possibilità di pioggia, si preannuncia un mese di maggio ancora di grandi sacrifici.