Rieti, accusata di percezione indebita di un contributo: donna reatina assolta

Tribunale di Rieti (foto d'Archivio)
di Emanuele Faraone
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Giovedì 27 Aprile 2023, 00:10

RIETI - Secondo gli addebiti contestati dalla pubblica accusa nei suoi confronti, aveva indebitamente percepito prestazioni economiche per il sostegno al reddito erogate dall’assessorato ai Servizi sociali del Comune di Rieti. Un aiuto economico che, però, non avrebbe avuto il diritto ad ottenere in quanto la donna - una sessantasettenne reatina - avrebbe attestato falsamente, nella dichiarazione sostitutiva unica presentata allo stesso Comune di Rieti, un reddito familiare complessivo, all’interno del quale, sarebbe stato omesso quello della figlia.

La vicenda. Così, a carico della donna, si era aperto un procedimento penale che, nei giorni scorsi, ha visto però la sua piena assoluzione, in quanto «il fatto non costituisce reato». La somma indebitamente percepita? Pari a 404 euro complessivamente. Una vicenda iniziata dieci anni fa, nell’ormai lontano 2013, quando l’imputata aveva fatto domanda per la richiesta dell’erogazione del contributo comunale, in quanto in possesso dei requisiti di legge previsti e dei limiti tabellari previsti dal modello Isee, l’indicatore che serve per valutare e confrontare la situazione economica dei nuclei familiari che intendono richiedere una prestazione sociale agevolata.
A mettere nei guai la donna - se così si può dire - che viveva inizialmente sola in casa, era stata la successiva convivenza, sotto lo stesso tetto, con la propria figlia la quale, essendo una lavoratrice e percependo un salario, aveva creato non solo l’aumento numerico del nucleo familiare, ma anche un cumulo complessivo di reddito che si era andato ad addizionare a quello della madre, così da invalidare quei parametri in base ai quali la donna aveva avuto, inizialmente, diritto all’erogazione di sostegno al reddito.
Quella omessa comunicazione al Comune di Rieti della nuova situazione familiare ed economica aveva fatto scattare un riscontro negativo da parte dell’ente e della guardia di finanza, con l’accusa poi di falsità ideologica in atto pubblico e dichiarazioni mendaci.

Gli esiti. La donna - assistita di fiducia dall’avvocatessa Sara Principessa - aveva poi nel tempo restituito e rateizzato le somme indebitamente percepite a partire dall’ingresso della propria figlia in casa. A suo carico - davanti al tribunale penale di Rieti - la difesa ha dimostrato, da un lato, l’azione riparatoria di ravvedimento operoso della donna e, dall’altro, l’assenza di dolo o di qualsivoglia volontà truffaldina nella condotta, due importanti circostanze accolte poi dal giudice e che si sono poi rivelate fondamentali, portando dritto all’assoluzione della 67enne reatina.

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