Rieti, trauma cranico dopo un incidente, 12 ore al Pronto soccorso. La spiegazione dell'ospedale

Pronto soccorso
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Martedì 4 Agosto 2020, 06:07
RIETI - Dodici ore di attesa prima di essere visitata, nonostante fosse arrivata in ospedale in ambulanza dopo un incidente stradale nel quale aveva subito un trauma alla testa. «E’ la seconda volta che, in poche settimane, un mio familiare vive un’esperienza di questo tipo al pronto soccorso di Rieti. Adesso basta, mi rivolgerò alla autorità»: a denunciare la circostanza è Renzo Fringoni, reatino che tra venerdì e sabato ha assistito la sorella in ospedale. Alla base della sua denuncia ci sarebbe, secondo la sua valutazione, un’errata diagnosi del triage, ma nella vicenda pesano anche presunti favoritismi. 

L'incidente
La disavventura è iniziata venerdì poco dopo le 17, quando la sorella di Fringoni è stata coinvolta in un incidente stradale alla rotatoria tra via Angelo Maria Ricci e via Foresta. «La sua auto è stata colpita da un’altra – spiega l’uomo – e nell’impatto ha battuto la testa. E’ intervenuto il 118 ed è stata portata al pronto soccorso perché accusava vertigini e nausea. Una volta lì, però, le cose non sono andate come ci aspettavamo». All’arrivo al de Lellis ,alla donna è stato assegnato un codice verde ed è stata lasciata in sala d’attesa. «Mia sorella era sulla barella dolorante – prosegue Fringoni – e io ho chiesto motivazioni sul perché si ritardava. Nel frattempo, è arrivata altra gente, inclusa una paziente con problemi di pressione e le è stato attribuito un codice prioritario. Mi dispiace doverlo dire, ma si trattava di una persona conosciuta in ospedale e abbiamo avuto l’impressione che fosse stata favorita. Purtroppo, temo che le mie rimostranze abbiano peggiorato la cosa». La sorella di Fringoni è rimasta in attesa altre ore ed è stata visitata solo alle 4 del mattino, dopo quasi dodici ore dall’incidente. «E’ stata trattenuta in osservazione fino al primo pomeriggio di sabato – spiega Fringoni – proprio perché i medici hanno valutato che c’era qualcosa da approfondire. Una volta in visita, le è stato anche detto che, con molta probabilità, era stato sbagliato il codice triage».

Il precedente
Quello tra la famiglia Fringoni e il de Lellis non è un rapporto fortunato. «Tre settimane fa – racconta l’uomo – mia figlia è caduta in casa sulla scala ed è rimasta in terra. Non riusciva più a muoversi e temevamo avesse subito danni seri. Abbiamo chiamato il 118 ed è stata portata in ospedale con una barella rigida. E’ stata tenuta in attesa quasi 9 ore e, solo quando ha urlato di dolore, si sono decisi a toglierla dalla tavola rigida sulla quale era rimasta per 6 ore e mezzo». Critiche anche verso l’organizzazione e le misure di protezione. «Al pronto soccorso – conclude Fringoni – non funziona nulla. Il distanziamento non esiste, non ci sono misure di prevenzione per il Covid, con le barelle ammassate. E’ un vero disastro, con un rischio di contagio altissimo. Adesso basta, non posso accettare più quello che è accaduto e denuncerò tutto».

La versione dell'Asl
«Attesa troppo lunga? La paziente è stata trattenuta in osservazione il tempo necessario rispetto alla patologia riscontrata in fase di triage. Presso il pronto soccorso - spiega il responsabile del servizio - è arrivata con il 118 dopo un incidente, per un trauma cranico e pertanto è stata trattenuta e costantemente monitorata: durante il ricovero è stata sottoposta ad analisi del sangue, radiografie a vari distretti corporei, ecografia addome completo, Tac celebrale, Tac cervicale, consulenza ortopedica. La paziente, entrata con un codice 4, è stata valutata ben tre volte: al suo ingresso alle 18, alle 20,19 e alle 23,37. Mentre la paziente era in osservazione, il pronto soccorso non si è fermato. Ha continuato a operare intervenendo su altri 30 pazienti, alcuni dei quali gravi, tanto da essere indentificati con codici di maggiore gravità ed emergenza. Peraltro, intorno alle 2,24 durante una visita, il personale medico ha scoperto che la donna, senza alcuna autorizzazione, aveva rimosso volontariamente la barella spinale che il personale del 118 utilizza per immobilizzare il paziente con sospetta lesione della colonna vertebrale, mentre, solo grazie all’intervento di un medico in servizio presso la struttura d’emergenza, la donna ha evitato di rimuovere anche il collare cervicale posizionato sempre dal 118 prima del trasferimento in ospedale. Infine, cosa ancor più grave, il parente, che ora denuncia il caso, è entrato all’interno della struttura senza autorizzazione, contravvenendo alle norme contro l’emergenza covid, in barba ai protocolli in vigore».
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