Rieti, crollo nel sisma ad Amatrice: nel processo la testimonianza di due sopravvissuti

Corso Umberto I ad Amatrice nei mesi dopo il sisma (Archivio)
di Emanuele Faraone
3 Minuti di Lettura
Giovedì 21 Ottobre 2021, 00:10

RIETI - Gli unici due sopravvissuti al tragico crollo di palazzo d’Antoni - al civico 83 di corso Umberto I di Amatrice - ieri nell’aula Caperna del tribunale di Rieti. Due deposizioni toccanti e drammatiche, davanti al giudice Sabatini, di quegli spaventosi momenti quando, alle 3.36 del 24 agosto 2016, il sisma ridusse a un cumulo di macerie quel palazzo nobiliare dei primi del ‘900. Per primo G.A. - titolare di un’attività commerciale ad Amatrice e che nel crollo perse la figlia appena 14enne e la moglie: «Ero rientrato a casa circa a mezzanotte - racconta - e andai nella camera dei bambini quando poi mi sono sentito improvvisamente sprofondare giù. Ero totalmente inconsapevole, non sapevo dove fossi e cosa stesse accadendo. Rimasi ore sotto le macerie e fui salvato verso le 10 del mattino». Quell’appartamento, acquistato nel 2011, non aveva mai convinto la moglie, che aveva sempre dimostrato e sollevato delle perplessità: «Mia moglie aveva sempre avuto dubbi - prosegue G.A. - per l’estrema flessibilità dei solai. Io sono una persona semplice e in buona fede, non avrei mai potuto pensare che si procedesse alla realizzazione della sopraelevazione senza il rispetto delle regole e delle normative». In un’atmosfera ancora dolorosamente silenziosa entra in aula A.M.G., 86 anni, anche lei sopravvissuta al crollo: «Il 24 agosto 2016 ero ospite da mia sorella e mio cognato al secondo piano di quel palazzo. Siamo andati a letto intorno alle 23 poi siamo stati svegliati da un fortissimo boato e mi sono ritrovata in un istante al piano terra. Io dormivo in una camera diversa da quella dei miei cari. Sono svenuta, mi sono risvegliata dopo ore e sono stata soccorsa verso le 14». Storie di superstiti, ma anche storie di ordinaria quotidianità di chi adesso non c’è più: «Vivevamo a Torvajanica - chiude l’86enne - mia sorella aveva acquistato quell’appartamento così comodo, al centro di Amatrice e pure con l’ascensore».

Il consulente tecnico
Si volta pagina poi con il consulente tecnico - l’ingegnere Annibale Luigi Materazzi - incaricato dalle costituite parti civili di redigere la perizia relativamente alle cause del crollo dell’edificio.

Secondo il professor Materazzi - che ha prima sommariamente descritto le conclusioni della propria indagine peritale per poi passare a toccare punto per punto i temi-chiave affrontati nella consulenza - ci furono una serie di negligenze, omissioni e violazioni nel corso della realizzazione della sopraelevazione che poi - secondo l’inchiesta della Procura - andarono a determinare il collasso dell’intera struttura che causò la morte di sette inquilini. Violazione relative ad omesse procedure autorizzative, mancato rispetto delle norme antisismiche, non rispondenza dei materiali utilizzati, mancati criteri di adeguamento sismico. Per la Procura di Rieti ci sono ora responsabilità penali (omicidio colposo plurimo e disastro colposo), nei confronti di Luigi Bucci (progettista), del direttore dei lavori, Romeo Bucci, del Genio Civile di Rieti (Maurizio Cuomo e Ivo Serpietri) e del responsabile dell’ufficio tecnico comunale, Virna Chiaretti.

© RIPRODUZIONE RISERVATA