Rieti, i dilettanti e l'emergenza,
Elio Gerbino tra i promotori
di una raccolta fondi: «Tremila
euro per la Asl, dura uscirne»

Elio Gerbino, a sx con la maglia della Spes Poggio Fidoni in marcatura su Monaco a dx in abito da lavoro.
di Raffaele Passaro
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Sabato 4 Aprile 2020, 12:51 - Ultimo aggiornamento: 12:52

RIETI - Meno lavoro ma più stress, con la voglia di aiutare le istituzioni della propria città. Questa frase che racchiude la situazione che sta vivendo Elio Gerbino, 29enne reatino e difensore della Spes Poggio Fidoni, che lavora nella Sanità reatina come tecnico di Radiologia presso l’ospedale De Lellis.
 
Gerbino, questo è un momento difficile per il nostro Paese: come vive questa situazione?
«Ovviamente parliamo di una situazione irreale: non avrei mai immaginato che, nel 2020, potessimo ritrovarci segregati in casa per via di un virus. Sinceramente, dal cuor mio, sono pessimista e molto preoccupato per questo…non vedo una conclusione vicina, poiché comunque è tutto legato alla scoperta di una cura; non voglio incutere timore in nessuno, ma credo che torneremo a fare una vita normale solo quando si avrà un vaccino…spero che il tutto si possa risolvere al più presto. In questo periodo trascorro le giornate in compagnia della mia fidanzata e affronto con lei la quarantena: passiamo la giornata cucinando, vedendo film e studiando. La prossima settimana ho un esame conclusivo di un Master: come si sa, nel nostro campo la formazione non si ferma mai!».
 
Analizziamo proprio il “suo campo”: lavorando nella Sanità, com’è cambiato il suo modo di lavorare stando a contatto con le persone?
«Io sono un tecnico di Radiologia e, per quanto riguarda il mio lavoro, sono cambiate molte cose. L’ospedale di Rieti sta limitando il numero di accessi sia per l’utenza che il personale stesso, quindi mi ritrovo a lavorare di meno ma sicuramente con più stress. Bisogna essere super attenti, mettendo in pratica tutte le direttive che vengono date dall’azienda: ogni persona, che sia un collega o un paziente, può essere un portatore del virus anche da asintomatico e quindi non possiamo sottovalutare nessun aspetto, dal momento in cui timbriamo il cartellino d’ingresso fino al momento in cui si è dentro casa».
 
Una situazione difficile da gestire, per ognuno di noi come per le Istituzioni. A proposito di questo, lei si è fatto promotore di una raccolta fondi, sviluppatasi prettamente sui social. Quanto avete raccolto, perché l’ha creata e come valuta il risultato finale?
«Siamo riusciti a raccogliere circa 3 mila euro. La raccolta fondi è stata realizzata per cercare di sensibilizzare la gente e provare a dare un aiuto, anche piccolo, in un momento molto complicato. Non c’era un obiettivo finale, ma sapevo che anche una piccola cifra avrebbe fatto la differenza in questa lotta. Voglio solo ringraziare tutti coloro che hanno sostenuto questa mia iniziativa. Tutto il ricavato è stato devoluto all’Asl di Rieti».
 
Cambiamo discorso, passando al campo. Lei gioca in Prima categoria con la Spes Poggio Fidoni. Un mese fa si giocava la VI giornata di ritorno di ritorno: quanto le manca il calcio? Si sta allenando lo stesso a casa?
«Si, un mese fa giocavamo la nostra ultima partita: siamo usciti sconfitti ma tenendo testa alla squadra più forte del nostro campionato (la gara tra Spes e Poggio Mirteto finì 2-3, ndr.). Da lì a poco avremmo dovuto affrontare due partite decisive, poi invece lo stop che non ci ha permesso di riprendere gli allenamenti, lasciando spente le luci del campo e gli scarpini sporchi di terra sotto la panca degli spogliatoi. Aspettando notizie circa il futuro di questo campionato 2019-20, continuo ad allenarmi a casa: durante l’anno è difficile trovare tempo per farlo, ora invece non ho scuse…di tempo ne ho molto e vorrei essere pronto in caso di ripresa del torneo».
 
Cosa succederà secondo lei? Si tornerà a giocare?
«Non credo si riprenderà a giocare: dovremmo farlo in estate per poter concludere il campionato, questa almeno sembra essere la soluzione per i Professionisti mentre per noi Dilettanti sarà al limite dell’impossibile. Comunque, la speranza è l’ultima a morire…ecco perché sto continuando ad allenarmi tra le mura domestiche. Concludo augurando che tutto questo finisca il prima possibile, con la speranza di tornare presto alla normalità!».

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