Rieti, coronavirus. Positivo e abbandonato: «La Asl non mi risponde»

Laboratorio (Archivio)
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Venerdì 13 Novembre 2020, 00:10

RIETI - Telefono dell’ufficio emergenza Covid della Asl che squilla a vuoto per ore, così come accade anche con il centralino dell’azienda. Nessuna indicazione su come comportarsi, come avere assistenza o come tutelare la propria famiglia. «Positivo e abbandonato»: una frase che sintetizza alla perfezione l’inferno nel quale si è trovato un quarantenne reatino che ieri ha scoperto di essere positivo al Covid. «Mi sono accorto quasi per caso che il referto era stato pubblicato. Nessuno mi ha avvisato, nonostante io rappresentassi un rischio conclamato», aggiunge l’uomo che, alla fine, ha contattato anche i Carabinieri per segnalare l’accaduto. I militari hanno confermato che, ieri e negli ultimi giorni, il loro centralino è stato preso d’assalto da persone che segnalavano gli stessi problemi. 
Il quarantenne risiede nel capoluogo e lavora a contatto con il pubblico. «Nel fine settimana – racconta – ho avuto qualche linea di febbre. Non mi sono allarmato particolarmente, ma ho contattato il mio medico di famiglia». Anche se la febbre era sparita dopo un paio di giorni, è stato prescritto comunque un tampone rapido. «Quando sono andato al drive in all’ex manicomio – spiega l’uomo – mi è stato fatto il tampone naso faringeo tradizionale. Mi hanno spiegato che, vista la presenza di febbre, l’altro non sarebbe stato attendibile. I sanitari hanno aggiunto che avrei avuto il referto entro 72 ore. In ogni caso, già da due giorni mi ero isolato dai miei familiari». Mentre attendeva il referto, l’uomo ha saputo che un suo collega era risultato positivo. La doccia fredda è arrivata ieri in tarda mattinata. «Per puro caso – racconta – sono entrato nell’area riservata e ho scoperto che il referto era pronto da oltre due ore. Nessuno, però, si era preoccupato di chiamarmi».

Caccia alle informazioni
Intorno all’ora di pranzo è iniziata la caccia alle informazioni. «Ho iniziato a chiamare l’Asl – spiega – ai numeri indicati.

Il telefono squillava, ma nessuno rispondeva. Sono asintomatico, ma mi preoccupo: cosa devo fare? Cosa devono fare i miei figli e mia moglie? Chi devo avvertire? Come mi devo comportare con i rifiuti?». Domande legittime, alle quali servono risposte chiare per evitare errori che potrebbero portare a infettare altri. «Ho cercato di rimanere freddo e lucido – racconta – ma mi sono reso conto di quanto sia difficile affrontare un momento del genere. Ho una famiglia con me, ma se fossi stato un anziano solo in casa? Non ha funzionato nulla e ho brancolato nel buio per ore». Alla fine l’uomo e i suoi familiari sono stati assistiti dal medico di famiglia che, comunque, ha confermato che l’Asl avrebbe dovuto attivare il protocollo. A sera i centralini ancora squillavano a vuoto e l’uomo non aveva ancora avuto informazioni. «Ci eravamo già passati – conclude con amarezza – quando mio figlio era stato isolato per una positività nella sua classe. L’ultimo giorno di quarantena ci aveva contattato il Comune per dirci come dovevamo dividere i rifiuti. Ormai era inutile e ci eravamo illusi fosse un caso isolato di disorganizzazione. Non è così».

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