Rieti, il sistema Antonini
rinviato a giudizio

Poggio Nativo
di Massimo Cavoli
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Venerdì 1 Dicembre 2017, 07:53 - Ultimo aggiornamento: 14:26
POGGIO NATIVO - A essere processato sarà un lungo arco di tempo della vita politica e amministrativa del comune, durante il quale la gestione del Palazzo sarebbe stata caratterizzata dall'assegnazione di appalti in favore di amici imprenditori che poi, in cambio, avrebbero versato contributi alla Pro loco, a loro volta utilizzati per interventi urbanistici e per iniziative di carattere turistico e pubblicitario, non dimenticando i finanziamenti per sponsorizzazioni personali. Fanno parte di questo contesto, secondo la procura, i dieci imputati che ieri sono stati rinviati a giudizio dal gup Andrea Fanelli (processo a marzo), per reati che comprendono il traffico di influenze, l'induzione indebita a promettere o dare utilità, la turbativa d'asta, l'abuso di ufficio, il falso e l'appropriazione indebita. Tutte accuse scaturite da un'indagine del Nipaf Forestale e fondate su centinaia di intercettazioni telefoniche e dichiarazioni rese dai titolari delle imprese beneficiarie degli appalti. L'elenco comprende il sindaco Giuseppe Carconi, gli assessori Angelo Savioli e Pietro Dominici (recentemente prosciolto dal gup dall'accusa di peculato, legata all'uso dell'auto di servizio dell'ente presso il quale lavora), il presidente della Pro loco Domenico Cegna, le funzionarie comunali Tiziana Fortunati e Maria Fioroni, il responsabile dell'ufficio tecnico Giuseppe Righi, gli imprenditori Michele Panzieri e Alessandro Desideri nonché l'ex segretario comunale in pensione, Alfio Leonardi. Non ci sarà l'ex sindaco Vittore Antonini, che il sostituto procuratore Rocco Maruotti aveva individuato quale motore delle operazioni clientelari e per il quale aveva chiesto - prima della sua scomparsa - gli arresti domiciliari insieme a Panzieri, Desideri, Fioroni, Righi, Fortunati e Leonardi, negati dal gip Francesca Ciranna e sostituiti con misure interdittive da attività amministrative e di impresa.
Decisione, poi, ribaltata dal tribunale del Riesame che aveva annullato ogni provvedimento cautelare mancando il requisito dell'attualità per i fatti contestati ed escludendo l'esistenza di rapporti diretti tra dipendenti del Comune e imprenditori. I difensori degli imputati (avvocati Alberto Trinchi, Giuseppe Perugino, Cristian Baiocchi, Angelo Picchioni, Patrizio Mercadante, Antonello Ranucci, Carlo Bonzono e Mariella Cari) nel corso dell'udienza preliminare, pur nelle diverse posizioni rappresentate, hanno definito enfatizzati e travisati i rapporti intercorsi tra coloro che ottenevano gli appalti, Pro loco e Antonini, il quale, ritenuto l'attore principale, in realtà operava solo per migliorare la condizione del suo paese favorendo la realizzazione di opere pubbliche e non per intascare tangenti. Dall'altra, il pm Maruotti ha indicato soprattutto nelle intercettazioni telefoniche, dove si parla grottescamente anche di pagamenti in natura (forniture di olio extravergine) per i favori fatti, la prova regina di quanto accadeva a Poggio Nativo.
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