Rieti, niente impianto a biomassa, la società si dice pronta a fare causa al Comune

L'area di Piani Poggio Fidoni
di Giacomo Cavoli
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Venerdì 19 Novembre 2021, 00:10

RIETI - Beta Bioenergy, la società che avrebbe voluto edificare l’impianto a biomassa a Piani Poggio Fidoni, si prepara a fare causa al Comune di Rieti. Ad annunciarlo è la società, dopo una battaglia che, dall’estate 2018, ha visto contrapposta la Beta Bioenergy prima contro il comitato “I Piani” e, poi, anche contro il Comune, che nel giugno 2017 rilasciò alla società la Pas, la procedura abilitativa semplificata per consentire l’edificazione dell’impianto in località Jaccio, salvo poi ritirarla in autotutela nell’agosto 2019. Una mossa, quella del Comune che, almeno in linea temporale, arrivò dopo le forti proteste del comitato che, nel frattempo, aveva promosso anche azioni davanti al Tar del Lazio per contrastare la realizzazione. E a nulla valsero le rassicurazioni offerte a più riprese dalla Beta Bioenergy agli abitanti, compreso un incontro con i tecnici estensori del progetto, in Comune a ottobre 2018, ma dal quale il comitato uscì ribadendo il suo no alla struttura. Il ritiro dell’autorizzazione dal Comune ha però spinto la Beta Bioenergy a promuovere un nuovo ricorso al Tar, che, a dicembre 2020, ha stabilito che la società può avvalersi della Pas per edificare la struttura. Tuttavia ora la società lamenta di aver perso l’occasione economica di poter investire nella costruzione dell’impianto e, in virtù dei danni che sostiene di aver subìto, si dichiara pronta a trascinare il Comune in tribunale. «Si sarebbe trattato di un impianto al di sotto della soglia dei 200 kilowatt, costruito in un’area agricola e dove sarebbe stata trattata una matrice esclusivamente vegetale, frutto della manutenzione dei fossi da parte del consorzio di bonifica - spiega la società. - Lì vicino sarebbe poi dovuta sorgere una serra riscaldata attraverso il recupero dell’energia dell’impianto e che, in accordo con la Diocesi, avrebbe consentito di dare lavoro a persone socialmente svantaggiate. Ora però il nostro business plan non gira più, perché le matrici del cippato di legno che sarebbero state trattate dall’impianto non sono più oggetto di incentivi. Per avere ragione abbiamo dovuto aspettare i tempi della giustizia e sobbarcarcene i costi: abbiamo vinto, ma allo stesso tempo anche perso, e il nostro è un danno subìto sia per le spese sostenute che per il mancato guadagno».

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