Rieti, i mirtensi da sempre sulla cresta
dell'onda, il giudice Di Berardino
a ottobre era a Wuhan: «Ora
giusto rinvio delle Olimpiadi»

Michele Di Berardino
di Paolo Annibaldi
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Venerdì 3 Aprile 2020, 12:31

RIETI - Dagli anni ’80 ad oggi una vera dinastia di pentatleti ha portato in Italia e nel mondo il nome di Poggio Mirteto. Tra chi si espresso a buonissimi livelli in Italia come fu per Giuseppe De Vito e Goffredo Mezzanotte con le successive scelte che hanno fatto poi virare le loro vite, finito il periodo agonistico, verso altre professioni, fino ai Petroni padre e figlio che sono arrivati ai massimi livelli internazionali tra Europei, Mondiali ed Olimpiadi e sebbene in modo diverso nel Pentathlon ci sono dentro ancora così come è per Michele Di Berardino.
 
Le storie e le carriere
Tutte storie da protagonisti nella difficile e faticosa disciplina del Pentathlon moderno per i ragazzi mirtensi. Passati tutti, inizialmente, dalla scuola del Coni di Montelibretti che ha forgiato i più grandi campioni arrivati a traguardi importanti. Detto di De Vito e Mezzanotte che si sono fatti apprezzare in Italia negli anni ’80, fu Roberto Petroni a esplodere nella disciplina con tre podi consecutivi ai Campionati italiani (secondo nel 1980 e 1981 e terzo nel 1983) quando era più difficile affermarsi in Italia che altrove vista la qualità degli atleti. Non a caso nell’1982 e poi l’anno dopo arriva la medaglia di bronzo a squadre ai mondiali e nel 1984 per Roberto Petroni la chiamata come riserva alle Olimpiadi di Los Angeles dove, neanche a dirlo l’Italia dei Masala, Masullo e Cristofori vinse la medaglia d’oro a squadre. Daniele Masala in quell’Olimpiade vinse anche l’oro individuale e Cristofori centrò il bronzo. Roberto Petroni poi, smessi i panni di atleta ha allenato a tutto tondo nella federazione concludendo prima della pensione da tecnico della squadra italiana femminile con la quale è andato alle Olimpiadi del 2016 a Rio de Janeiro. Ora fa l’istruttore allo Sporting club Sabina Tevere a Poggio Mirteto Scalo dove sta cercando di rimettere su una squadra di giovani pentatleti che magari un domani potrebbero emulare le gesta dei grandi atleti mirtensi.

Un Campione del mondo
Di padre in figlio c’è poi Pier Paolo Petroni, in attività, anche lui reduce dall’Olimpiade di Rio con un palmares da fare invidia: campione del mondo a squadre nel 2012 a Roma, campione europeo a squadre nel 2016 a Sofia oltre a due secondi posti e un terzo posto sempre agli europei a squadre rispettivamente nel 2011, 2014 e 2013; inoltre vice campione italiano nel 2007 e nel 2016.
 
Atleta e giudice
Arriviamo a Michele Di Berardino che da atleta ha praticato il Pentathlon Moderno dal 1982 al 2004 sempre a buonissimi livelli, sfiorando la qualificazione alle Olimpiadi di  Sydney nel 2000: «Ho iniziato l'attività al Centro Coni di Montelibretti fino al 1989 - dice Di Berardino - anno in cui mi sono arruolato nel Centro Sportivo Carabinieri per il quale ha gareggiato fino al 2004». L’anno successivo ha iniziato i corsi da Giudice di Gara Nazionale di Pentathlon Moderno e nel 2006 quello da Giudice Internazionale. Tra le gare più importanti:  Mondiale 2011 a Mosca; - Mondiale 2012 a Roma; - World Cup 2013 (Budapest); - Europeo 2011 a Medwey (GBR); - Europeo 2015 a Bath (Gbr); - Giochi Mondiali Militari a Seoul - World Cup di Rio de Janeiro (Test Event per le Olimpiadi) e nel 2016 le Olimpiadi di Rio de Janeiro tra i soli 8  giudici internazionali e solo lui in rappresentanza dell’Italia.
 
A ottobre era in Cina in agosto l’aspettava Tokyo
La sua ultima manifestazione importante sempre da giudice, prima dello stop anche nel Pentathlon a causa del Coronavirus, sono stati i Campionati mondiali militari in Cina, nell’ottobre scorso. «E’ stato prima dello scoppio dell’emergenza – spiega Michele Di Berardino - e neanche ve lo dico dove si sono disputati».

Lo diciamo noi, a Wuhan, quando ancora non c’erano stati casi di contaminati di Covid 19 e che invece qualche settimana dopo, quando tutti gli atleti e i giudici erano fortunatamente ripartiti, si sono drammaticamente manifestati i primi casi. L’ultima domanda a chi di Olimpiadi ne sa qualcosa come i pentatleti mirtensi, è quella d’obbligo sul rinvio dei giochi di Tokyo al 2021. «Con quello che sta succedendo nel mondo era la sola cosa che si potesse fare» la scontata quanto logica risposta di tutti.   

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