Rieti, la passione per il ciclismo e lo sguardo all’innovazione. È la storia dell’ottica Serafini

Una vecchia foto di ottica Serafini
di Luigi Ricci
4 Minuti di Lettura
Sabato 6 Agosto 2022, 00:10

RIETI - 17 maggio 1978, è terminata la tappa Latina-Lago di Piediluco del Giro d’Italia, per la cronaca vinta da Giuseppe Martinelli davanti a Johan De Muynck. Il giorno dopo si parte da Terni per andare ad Assisi. I “girini” però si fermano a Rieti prima di ripartire. Il campione di ciclismo Gianni Motta, che cerca un paio di occhiali da sole, girando per il centro entra nell’ottica Serafini dove, guarda caso, c’è il nipote di Aldobrando Serafini - fondatore nel 1934 del rinomato negozio in via Garibaldi. - Il 18enne Alessandro Milardi, ciclista in erba, rimane a bocca aperta. Mentre Motta sceglie un modello, i due iniziano a parlare di ciclismo. Da cosa nasce cosa e nel giro di poco tempo Alessandro viene catapultato in Lombardia, vicino a Milano, tesserato per la GS Gessate Colnago, tuttora esistente, per la quale gareggerà 4 anni.

La scelta. «Mio padre Giuseppe - fratello di Renato Milardi, manager dell’Efim, pupillo di Enrico Mattei, nonché storico presidente del “boom” del basket e dell’atletica a Rieti grazie alla Amg Sebastiani Basket a all’Alco Atletica, poi divenuta “Studentesca Milardi”, guidata dall’altro vulcanico fratello Andrea - non mi mise alcun freno - a conferma della vocazione sportiva della famiglia. - Era anche lui un patito del ciclismo e mi lasciò andare».

Nel quadriennio 1978-82 ho trascorso lunghi periodi in Lombardia, tra allenamenti invernali e competizioni estive - prosegue Alessandro - ho partecipato a numerose gare regionali e ho avuto l’onore di pedalare vicino a gente come Gianni Bugno, Beppe Saronni, Francesco Moser, dei quali ovviamente non avevo la stoffa, anche se le potenzialità per una buona carriera c’erano. Purtroppo di soldi non ne giravano tanti e se non rientravi in quella ventina di prestigiosi nomi, si percepiva solo un discreto stipendio a fronte di grande fatica e sacrifici, sperando magari di infilare la miracolosa tappa della svolta». Così, giunto a 22 anni, Alessandro si trovò davanti a un bivio, però non su due ruote, tra l’incertezza di una carriera sportiva ma non duratura e un futuro sicuro nell’azienda ottica a Rieti. «Mio fratello maggiore, Aldobrando, già lavorava al negozio e non fu poi così doloroso abbandonare ruote e pedali».

Oggi. Infatti Aldobrando Serafini, tra i diplomati nel 1929 a Firenze nel primo Corso di Ottico storicamente istituito in Italia, dopo aver iniziato l’attività come ottico ambulante, mosso da uno spiccato spirito imprenditoriale, aveva inaugurato il negozio a Rieti, iniziando con la vendita di occhiali e, per un periodo, anche di apparecchi fotografici e strumenti per rilievi topografici, adeguandosi costantemente alle diverse esigenze dei tempi. Nel 1972, anche la figlia e Giuseppe, genero di Aldobrando, entrarono nell’attività familiare, apportando continue innovazioni, nella commercializzazione di nuovi articoli e nell’adeguamento tecnologico del laboratorio dedicato al montaggio degli occhiali, adottando apparecchiature sempre più moderne. Nel frattempo Alessandro si era diplomato nel 1986 come ottico, introducendo per la prima volta innovativi concetti di optometria e contattologia, ampliando gli orizzonti della storica attività, insieme al fratello Aldobrando, seguendo le orme del fondatore, e dedicandosi alla continua crescita dell’azienda per dar vita a uno dei centri specializzati tecnologicamente più avanzati della provincia di Rieti. All’interno del laboratorio viene attrezzata anche una sezione dedicata all’ipovisione, utilizzando le più moderne strumentazioni. «Negli anni - spiega Alessandro - abbiamo svolto costante ricerca delle innovazioni migliori, anche in ambito sportivo o nel fashion, per soddisfare i bisogni più particolari e sofisticati». Alessandro e Aldobrando, con grande passione, seguono ancora oggi l’insegnamento principale del nonno, grande innovatore dei suoi tempi: «Essere sempre attenti al futuro, con consapevolezza e professionalità». E il ciclismo? «Il lavoro è tanto e la bicicletta - sospira Alessandro con una punta di nostalgia - resta una passione a cui c’è poco tempo da dedicare. Ma nei limiti del possibile mi tengo aggiornato».

© RIPRODUZIONE RISERVATA