Rieti, niente oculista fino alle 18 di domenica in ospedale e il paziente va a Roma

Ospedale de Lellis
di Renato Retini
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Martedì 3 Maggio 2022, 00:10

RIETI - Mai di domenica al Pronto soccorso, soprattutto se per la natura del malore accusato è previsto l’intervento da parte di un medico specialista, che però non sta in ospedale ma a casa, dove è reperibile essendo di turno. Se poi la patologia non è grave, allora bisogna aspettare l’ora in cui il dottore arriverà per prendere servizio. Messa così, la questione potrebbe apparire come uno dei tanti modi, seppur criticabile, di organizzare il lavoro nei giorni festivi, invece ha costretto un giovane paziente a rivolgersi a un ospedale romano, dove è giunto nella tarda serata di domenica per sottoporsi a una visita che al de Lellis di Rieti, dopo una lunga attesa, non era stata effettuata semplicemente perché il medico oculistico sarebbe entrato in servizio alle 18 del pomeriggio, e solo in presenza di un caso grave avrebbe anticipato i tempi.

La testimonianza. La vittima di questa storia, per molti versi kafkiana, è un trentenne, imprenditore agricolo della bassa Sabina, costretto domenica scorsa a recarsi in ospedale perché mentre stava lavorando all’interno dell’azienda di famiglia, alcuni frammenti di erba gli erano penetrati all’interno di un occhio, procurandogli subito un forte dolore e un preoccupante arrossamento del bulbo oculare. Accompagnato dal padre, costretto a restare all’esterno in auto, è entrato nella sala di attesa poco prima delle 11, ma dopo essere stato visitato dall’infermiere addetto al triage, si è visto assegnare un codice non urgente. «Io, però, avvertivo un fastidio sempre più intenso, ma ho aspettato che altri pazienti fossero visitati perché gli erano stati assegnati dei codici più gravi. Nonostante il trascorrere del tempo, nessuno mi ha mai chiesto nulla o fornito dei farmaci antidolorifici», è il suo racconto, mentre continuava a tenersi in contatto con il genitore fuori della vetrata tramite il cellulare, non essendo permesso ai familiari di entrare all’interno della sala di attesa. Solo dopo alcune ore - e già era trascorsa la pausa di pranzo - al giovane è stato consegnato un foglio con l’invito a salire (da solo) al sesto piano dove c’è il reparto di Oculistica e dove si sarebbero presi cura di lui. Invece, nel reparto non c’erano medici, così è tornato nuovamente al Pronto soccorso per chiedere spiegazioni, ma la risposta che ha ricevuto dal personale addetto è stata sconcertante: «L’oculista di turno reperibile entra in servizio alle 18, prima di quell’ora non può essere visitato». Alla richiesta di spiegazioni, la replica è stata altrettanto incredibile: «Solo se si tratta di un’urgenza arriva subito, ma nel suo caso non c’è questa necessità». Tutto questo è avvenuto quando erano trascorse oltre tre ore dal momento dell’ingresso al Pronto soccorso, con un dolore all’occhio che aumentava di continuo e, in parallelo, anche il nervosismo causato da una situazione paradossale. A quel punto, avrebbe dovuto attendere altre ore prima della visita e così, alla fine, d’accordo con i genitori e dopo aver consultato un medico esterno, al giovane imprenditore non è rimasto altro che lasciare il de Lellis e farsi accompagnare in un ospedale di Roma.

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