Rieti, imprese che restano al Nucleo e puntano all’ampliamento

Reset
di Emanuele Laurenzi
3 Minuti di Lettura
Lunedì 4 Ottobre 2021, 00:10

RIETI - C’è vita ed energia oltre i rifiuti. Così come c’è lavoro, sviluppo e futuro oltre la crisi. Il messaggio arriva forte e chiarissimo dal Nucleo industriale di Rieti, dove c’è chi cresce, garantendo occupazione e nuovi posti di lavoro. Storia bella, di casa nostra, che arriva dalla Reset, realtà che in 6 anni è passata da semplice startup ad azienda in piena produzione, con quasi 70 persone impiegate stabilmente. «E avremmo superato le 100 unità a fine 2020 se il Covid non c’avesse messo lo zampino», racconta Emanuele Melchiorri, uno dei 4 soci fondatori. Sabato la Reset ha messo in piedi un Adventure, l’incontro “Alla scoperta del biochar: dallo scarto alla risorsa”, in collaborazione con il Tedx Rieti, di cui l’azienda è stata main sponsor. Tantissime le persone arrivate in via Maestri del Lavoro, sede principale, per assistere a una spiegazione di come è possibile ridurre le emissioni di anidride carbonica, valorizzando biomasse di scarto per produrre energia rinnovabile. I responsabili hanno raccontato la storia dell’azienda, partita nel 2015 dall’idea di 4 reatini e che ha brevettato il SyngaSmart, impianto di cogenerazione per la produzione combinata di energia elettrica e termica da biomasse legnose. Impianti realizzati nello stabilimento reatino, che possono essere utilizzati per il teleriscaldamento di ospedali, scuole e piccole comunità e che sono utili per industrie, aziende agricole e aziende che vogliono produrre energia. I responsabili, come il socio e direttore tecnico Luciano Di Felice, il socio e direttore innovazione Luigi Iannitti e il direttore marketing Valerio Manelfi, hanno illustrato il ciclo produttivo degli impianti costruiti a Rieti, che vengono assemblati all’interno di container e realizzati in 3 differenti “misure”, con differenti capacità di produzione, da 50 a 200 Kwe.

Le richieste
I prezzi degli impianti variano dai 120mila euro al milione e mezzo.

Per ammortizzare la spesa servono in media 20 mesi e la produzione va a gonfie vele. «Siamo a 25 macchinari per quest’anno - spiegano in azienda - ma siamo arrivati anche a 90 prima del Covid. Abbiamo molte commesse, per lo più aziende private in varie zone d’Italia». Le difficoltà arrivano dalle risorse umane. «Ricerchiamo personale specializzato - affermano alla Reset - e non è facile trovarlo qui sul territorio. Servono meccanici, ma non solo». Una realtà, quella della Reset, che anche al Comune di Rieti conoscono bene. All’Adventure c’era il vicesindaco Daniele Sinibaldi, che ha commentato: «Questa è una delle storie belle di questa città. Con Reset c’è già un protocollo di intesa per l’Area produttiva ecologica attrezzata, in cui capofila è l’Asm e sono coinvolte altre realtà locali. Sono belle realtà che seguiamo e cerchiamo di mettere le loro esperienze a fattor comune». Con la ripartenza post Covid non ci si ferma e si guarda al futuro: la Reset sta già allargando il sito produttivo, punta ad aumentare il personale e guarda a un altro tipo di produzione che, in parte, è iniziata in fase sperimentale: quella dell’idrogeno. Il futuro al nucleo è già iniziato.

© RIPRODUZIONE RISERVATA