Rieti, Zeus da un sogno all'altro:
dal recupero sull'Eurobasket
all'aggancio ai playoff

I giocatori salutano il pubblico a fine gara
di Emanuele Laurenzi
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Lunedì 16 Aprile 2018, 14:56 - Ultimo aggiornamento: 14:57
RIETI - Il sogno dopo. Quello che deve ancora arrivare. Quello che spunta alla fine di una partita strana, brutta, tosta ma tutto sommato sempre infinitamente bella. Il sogno dopo è quello che prende corpo quando arriva la sirena finale, quando il PalaSojourner diventa delirio di gioia dopo la paura e sul tabellone c’è stampato un 74-61 che dice game over, en plein, filotto e cappotto totale.

Quel 74-61 è quello che rimane stampato in faccia all’Eurobasket Roma che, in fondo in fondo, c’ha pure provato a rovinare la festa al popolo amarantoceleste. Due quarti e mezzo di paura e poi un quarto d’ora di volo sulla ali dell’entusiasmo per confezionare il cappotto alla Capitale: 4-0, ovvero quattro vittorie su quattro partite contro le due squadre romane in questa stagione. Se è un record non si sa, ma di sicuro oggi come non mai Roma si sente provincia di Rieti per quel che riguarda la palla a spicchi.

Festa grande e gioia infinita, per quella corsa sotto la curva a fine partita, per quell’Olaswere stoico che se n’è andato a bordocampo a spingere i suoi. pur con un ginocchio appena operato, per quell’Hearst unico e assoluto leader come mai s’era visto e per quel Ryan Martin che spunta dal nulla, entra in campo e comincia a scrivere la sua storia in amarantoceleste segnando il primo canestro della partita dopo un minuto esatto di gioco.

Cartoline dal palazzo, pezzi di storia che si rivivono e si rigustano e si rimandano a memoria nella giornata dopo l’ultima in casa che tutti sperano non sia l’ultima. Già, perché c’è un playoff che si sfiora, si tocca e sembra poter essere preso. Mai come oggi, mai come in questa settimana che sarà solo di passione e di voglia di correre il prima possibile fino a Legnano. Intanto, però, si ripensa a ieri e a quella partenza a razzo, a quell’8-0 stampato subito sul tabellone. Rieti che vola, Rieti che corre, Rieti che mena e l’Eurobasket che non ci sta. Turchetto chiama time out, ridisegna schemi e situazioni e quando ritornano in campo quelli dell’Eurobasket sembrano un’iradiddio.

Corse, tiri e soprattutto triple: una, due tre. Brkic, Pierich, Deloach: stessa emissione fonica per i finali di nome, stessi risultati al tiro. Tre ciaf dai 6.75 e arrivederci e grazie al vantaggio, ciao ciao gara in discesa e via con la sofferenza. Si lotta sotto canestro e si litiga col tiro. Angelo “Capitano mio Capitano” Gigli allunga le braccia infinite e porta giù una grandinata di rimbalzi, ma lontano dal canestro è una pena. I palloni non ne vogliono sapere di entrare, il ferro dice sempre no. Uno stillicidio, una sofferenza infinita, uno snervante senso di impotenza assalgono il popolo del PalaSojourner e sembra davvero la giornata no, la giornata nera, quella che ricorderai nei secoli dei secoli solo perché la vorresti dimenticare.

E alla fine del secondo quarto arriva pure la tripla di Brkic che inchioda il 28-34 dopo 20’ che sembra quasi una sentenza. Non perché sia irrecuperabile, ma perché ci si mette quello 0/11 da 3 che fa rabbrividire. Si soffre all’intervallo e poi, alla ripresa, è altra storia, altro gioco, altra musica. Rossi cambia, mischia le carte, manda a farsi benedire il piano partita e ci mette del suo.

Giù in campo con quei quintetti strani che più strani non si può: largo ai giovani, largo a Conti e largo soprattutto a Savoldelli che non vuole mollare, non vuole fallire, non vuole tradire. E soprattutto largo a Hearst, che decide che è ora di farla finita, decide che è ora di giocare e vincere, decide che Rieti questi benedetti play off se li deve giocare fino in fondo e fino alla fine. Otto punti uno dietro l’altro per il sorpasso che diventa benzina sul fuoco del PalaSojourner.

Esplode il tifo, l’Eurobasket barcolla ma non molla e ci riprova. Rientra, tira e segna con Brkic. Sorpassa a 4 secondi dalla fine del terzo quarto e lì, a quel punto, succede quello che ti fa capire che non ce n’è per nessuno. Succede l’impensabile. Arriva il genio e la follia. Arriva Savoldelli che in 4 secondi attraversa il campo e con 4 avversari addosso si alza da 7 metri e in caduta infila una tripla che fa saltare il palazzo, fa volare i cuori, fa alzare i cori e fa incendiare il tifo. E’ canestro, è sorpasso è ispirazione per il coraggio e l’allungo.

Perché al rientro Roma è tramortita, Rieti è gasata, Carenza tira e segna la tripla e tutto diventa bolgia, gioia e colore. Dieci minuti di godimento puro fino alla fine, fino al punto esclamativo, fino alla schiacciata a due mani di Ryan Martin che chiude ciò che aveva aperto. Chiude la partita col suo tredicesimo punto e vola sotto la curva a prendersi l’abbraccio dei tifosi. Vola insieme agli altri, vola insieme a Rieti che vede e sente i play off. C’è da giocare una gara durissima, c’è da aspettare un recupero che potrebbe vanificare tutto ma, per ora, c’è solo da continuare a correre dietro a quel sogno dopo.
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