Rieti, i No Green pass annunciano un sit-in: confronto tra tesi e i dati reali attuali

Green pass
di Fabrizio Colarieti
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Sabato 23 Ottobre 2021, 00:10

RIETI - Non ci facciamo mancare nulla. Alla fine, l’onda delle proteste contro il Green pass, da Trieste in giù (e non per far l’amore come cantava Raffaella Carrà), ha varcato i monti ed è planata - poi vedremo con quale adesione - nella conca reatina. Dunque, chi per timore di un ago, chi per mancanza di strumenti cognitivi, chi per disinformazione e chi per malcontento politico, oggi (annunciato un presidio dalle 16 in piazza Vittorio Emanuele II) potrà ritrovarsi in piazza e protestare contro il certificato verde. Lo potrà fare perché è giusto esprimere il proprio dissenso, anche in questo modo. Cosa ben diversa è la libertà, questa non contemplata dall’articolo 21 della Costituzione (rileggerlo ogni tanto fa bene), di mettere a repentaglio la salute pubblica, magari connotando politicamente un provvedimento di prevenzione (qual è il Green pass). Perché, lo abbiamo visto proprio a Triste ma, soprattutto, a Roma (vedi l’assalto alla sede della Cgil), tra chi protestava contro il certificato, considerandolo un ostacolo alla propria libertà, c’era anche chi lo utilizzava, con violenza, come pretesto per fare proselitismo politico.

Lo scenario
È il male dei nostri tempi, al pari del Covid: trasformare una norma, un provvedimento o una decisione politica in un “hashtag”, cioè in una parola chiave capace di attrarre seguaci e parlare alla loro pancia. Non funziona con tutti, perché in Italia, vivaddio, quasi l’86% della popolazione over 12, pari a circa 46 milioni di individui, ha scelto di vaccinarsi contro il Covid-19.

Tutti gli altri, quelli che mancano - e non sono pochi - al netto di chi per motivi di salute non può farlo, hanno scelto di schierarsi tra coloro a cui frega una beata mazza né della propria salute né di quella degli altri. Qualcuno lo ha fatto inseguendo dietrologie. Altri per timore di una puntura. Altri ancora: «perché tanto a me non capita». Tra questi ci sono anche coloro che dal divano di casa, esaltando l’uno vale uno, si sono messi sui social a spiegare che il virus - che in Italia ha contagiato 4,7 milioni di persone, portandone alla morte oltre 131mila, ricordiamolo - in fin dei conti «è un banale raffreddore». Lo è, forse, se ti vaccini. Perché molti non hanno (ancora) capito che vaccino e Green pass, in alcuni casi, possono diventare lo spartiacque tra finire in ospedale intubati o a casa, in isolamento, con un’influenza da sorvegliare. Domandiamoci, ad esempio, cosa ha consentito di azzerare le morti nel Reatino e perché negli ultimi giorni i contagi hanno ripreso a crescere (28 nuovi positivi il 19 ottobre, 33 il 20, 18 il 21 e 17 ieri). Forse, afferma chi davvero se ne intende, il picco di tamponi imposti ai No Green pass e alcuni cluster scolastici hanno fatto risalire l’asticella. E tutto questo la dice assai lunga sul perché il Covid continua a circolare tra di noi, anche grazie a chi se ne frega del prossimo.

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