Rieti, coronavirus, Antonella Rocchi
e il futuro da biologa: «Laurearsi
così fa un certo effetto, darò
tutta me stessa per la ricerca»

Antonella Rocchi durante la discussione della tesi e dopo la proclamazione ufficiale
di Raffaele Passaro
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Lunedì 20 Aprile 2020, 12:34

RIETI - Il giorno della laurea è sempre un momento molto atteso, è la celebrazione di un percorso di studi conseguito con impegno e sacrifici. Ma ai tempi del coronavirus bisogna fare di necessità virtù. Ed è per questo che Antonella Rocchi, 23enne reatina, lo scorso sabato si è laureata in Scienze Biologiche presso l’Univaq de L’Aquila, discutendo la sua tesi (dal titolo “Le vescicole extracellulari tumorali: gli esosomi come nuovi biomarcatori per il carcinoma mammario”) attraverso un collegamento streaming con la Commissione dell’università abruzzese. Una modalità, di certo, nuova e diversa da quella immaginata fino a poco tempo fa dalla Rocchi, ma che comunque ha permesso alla giovane studentessa di poter lo stesso indossare la tanto desiderata “corona d’alloro”.
 
Lo scorso sabato è stato un giorno importante per lei, con il conseguimento della laurea...ci può raccontare come l’ha vissuta?
«Sabato 18 aprile è stato per me il giorno che ogni studente universitario ha, almeno una volta, immaginato durante la propria carriera. “Per i poteri conferitemi, la dichiaro dottore”, parole che risuonano forti ogni volta che un esame apparentemente impossibile si mette tra te e l’arrivo, parole che ti danno la forza di provarci ancora. Poi, finalmente, le senti davvero e in quei pochi secondi hai la consapevolezza di avercela fatta!».
 
Sicuramente, fino a qualche mese fa, si sarebbe aspettata una discussione di laurea diversa. Che sensazioni ha provato nel discutere la tesi in una modalità tanto differente da quella sognata? È stato difficile?
«La sensazione di essere “quasi laureata” inizi ad assaporarla presto…durante la preparazione degli ultimi esami inizi già a pensare alla tesi, al relatore, che tra i tanti professori ti ha lasciato qualcosa di più, all’argomento. Certo, gli imprevisti sono sempre contemplati, ma mai mi sarei immaginata di dover affrontare questo percorso nel pieno di una pandemia! Fin da subito l’università de L’Aquila si è attivata rimanendo vicino a noi studenti e laureandi. Dopo la circolare che ci informava della modalità telematica ci ha dato la possibilità di far collegare in diretta tre persone alla discussione di tesi. I professori, anche loro in una situazione totalmente nuova, hanno continuato con professionalità ad adempiere a tutti gli impegni. Colgo l’occasione per ringraziare il mio relatore, il professor Mauro Bologna (Docente di Patologia, ndr), per il sostegno che mi ha dato in un momento così “eccezionale”. Ti ritrovi improvvisamente che lo schermo del pc diventa il tuo pubblico e la telecamera gli occhi rassicuranti che avresti fissato durante la discussione! Le emozioni sono contrastanti, tra le confortanti mura domestiche cerchi di convincere una commissione di professori a valutare nel migliore dei modi il tuo elaborato e il tuo percorso. Nonostante tutto, arriva finalmente la “formula magica” che ti proclama ufficialmente dottore».
 
Con chi ha festeggiato? Avete fatto delle dirette streaming con i suoi amici durante la discussione?
«Dopo la proclamazione ufficiale, ho festeggiato assieme ai miei genitori che, passata l’emozione iniziale, hanno proceduto con l’incoronazione di alloro (il momento più atteso per me!). Nonostante la distanza, chi ha voluto è riuscito a dimostrarmi la vicinanza: in poco tempo, infatti, sono stata sommersa da chiamate, messaggi e videochiamate. Ringrazio tutti, in particolare il mio ragazzo Andrea e la mia famiglia, che hanno seguito in via telematica la discussione».
 
Vista, quindi, la sua recente esperienza, vuole inoltrare un messaggio agli studenti che si apprestano a sostenere una discussione di laurea o gli esami di maturità in modalità telematica?  
«Certo! Consiglio loro solo di godersi appieno l’esperienza (che rimarrà comunque nella storia!). Che sia un traguardo o solamente un punto di inizio è il “nostro momento” e, come tale, bisogna viverlo in ogni sua sfumatura!».
 
Arrivata la laurea, ora si pensa al domani. Cosa pensa di fare in futuro?
«Mi sono già immatricolata nel corso di laurea magistrale in Biologia della Salute e della Nutrizione, indirizzo Biosanitario a L’Aquila. Nel futuro spero di poter lavorare nel mondo della ricerca…in questo momento più che mai si sta capendo l’importanza della ricerca, della scienza e della classe spesso ignorata dei biologi!».
 
I progetti che aveva per il post laurea sono solo rimandati o pensa che dovrà modificarli a causa di questa emergenza legata al coronavirus?
«Per quanto riguarda lo studio non ho molte scuse, le lezioni procedono per via telematica! Per il momento sono rimandati solamente i festeggiamenti!».
 
Stiamo attraversando un periodo difficile per il nostro Paese…
«È così. Siamo stati chiamati a combattere una guerra difficile contro un nemico invisibile che, per il momento, non possiamo attaccare ma possiamo, per quanto possibile, solo difenderci. Il mondo scientifico sta procedendo con tempi record nello studio del virus e nella sperimentazione di nuovi farmaci…mi sento fiduciosa!».
 
Ultima domanda. Quando ed in che modo, secondo lei, riusciremo a superare questo difficile momento storico?
«Il distanziamento interpersonale ha comportato grandi cambiamenti nelle nostre vite, ma si sta rivelando efficace.

I dati degli ultimi giorni affermano una frenata della diffusione, il che ci fa intravedere una luce in fondo al tunnel. Il ritorno alla normalità dovrà essere progressivo: purtroppo è un virus nuovo e, come tale, si hanno ancora incertezze dal punto di vista immunitario ed epidemiologico. Il virus, tuttavia, con tempi ancora da accertare farà il proprio corso, si procederà nell’individuazione di farmaci sempre più specifici e quindi efficaci e per ultimo, ma non meno importante, si arriverà al tanto atteso vaccino. L’Italia sarà poi chiamata ad affrontare un problema forse più grande, quello economico e lavorativo. La storia ci insegna che l’Italia ce l’ha sempre fatta, tutti noi con forza e sacrificio torneremo alle nostre vite ma con qualche consapevolezza in più. In molte città la nostra bandiera si trova a mezz’asta in rispetto di tutti i connazionali che, colpiti più duramente, non ce l’hanno fatta. Con il ricordo di ognuno, il tricolore tornerà a sventolare altro e fiero nel cielo!».

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