Rieti, bici, Vespe e Lambrette: il museo delle due ruote è a piazza Cavour

Eugenio Pitoni
di Luigi Ricci
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Sabato 18 Marzo 2023, 00:10

RIETI - Entrare nel suo negozio in piazza Cavour è come fare una breve visita in un “museo delle ruote coi raggi”, dal dopoguerra ai giorni nostri: basta vedere la serie di biciclette, motocicli, motociclette, motorini e scooter che ogni santo giorno Eugenio Pitoni tira fuori dal suo negozio - o forse potremmo definirla bottega - per esporli all’esterno, riporli la sera, alla chiusura, per ripartire a bordo di un’Ape celeste, a sua volta carica di bici e quant’altro, con cui fa giornalmente la spola da casa al luogo di lavoro.

Di padre in figlio. Agli inizi, verso la fine della guerra, il negozio si trovava in via di Porta Romana, gestito dal padre Flaviano, aiutato dallo zio di Eugenio: «il suo nome era Bernardino, ma tutti lo chiamavano “Mario” - ricorda il nipote - Io bazzicavo sin da bambino e verso fine deli anni ‘60 proseguii la gestione, seguita al trasloco in piazza Cavour». 
Eugenio ha vissuto l’evoluzione della mobilità su due ruote: «Pochi avevano le auto - racconta - Qualche fortunato la Lambretta, più solida per portare piccoli carichi, fare spostamenti lunghi, trasportare più comodamente due persone rispetto alla Vespa. Però chi veniva dalla campagna a lavorare andava soprattutto in bicicletta, o su quelle motorizzate, i “Solex”. Poi, a fine anni ‘60, seguì il boom dei famosi “50”, quindi seguirono motorini e scooter derivati dal Vespa». 
Tutti questi modelli, incluse biciclette elettriche e monopattini, passano oggi attraverso le esperte mani di Eugenio per vendita, riparazione, restauro: «Il mercato è molto vario: da chi vuole pedalare veramente a chi è pigro e cerca la pedalata assistita, e via dicendo», spiega questo artigiano gentile, un po’ timido ma orgoglioso rappresentante di una Rieti che va scomparendo.

Kobe e la Vespetta. Incredibile ma vero, seppur indirettamente, il nome di Eugenio è legato a Kobe Bryant. Le cose andarono così: a fine campionato 2012-13 la defunta star dei Los Angeles Lakers si infortunò a un tendine d’Achille e saltò quasi tutta la stagione successiva. 
Durante la convalescenza, Kobe volle realizzare un documentario sulla sua guarigione per descriverne etica lavorativa, sacrifici, mentalità, includendo riferimenti alla sua vita in Italia. Così un operatore e un regista arrivarono a Rieti per le riprese. Tra l’altro chi li accompagnò per la città chiese se stessero filmando pure a Reggio Calabria, Pistoia e Reggio Emilia, dove Kobe aveva vissuto. Ma gli operatori dissero che aveva ordinato di andare solo a Rieti «dove iniziò tutto». Inoltre Bryant aveva dato direttive sulle riprese legate ai ricordi di Rieti: filmare anziani che giocano a carte all’osteria, buoi che arano la campagna, il campanile di Santa Maria, i sampietrini del centro e, infine, una Vespa. 
Detto che dopo oltre 25 anni fu impossibile trovare anziani che giocavano a carte e i buoi, la ricerca di una Vespa terminò al negozio di Eugenio che, su richiesta del regista, inforcò una Vespa e fu ripreso mentre faceva un paio di giri attorno a piazza Cavour: «L’avevo appena restaurata - racconta - me lo ricordo bene». Per la cronaca nel documentario, intitolato “Muse”, malgrado 2 giorni di riprese apparvero sì e no 20 secondi di Rieti e nessuna traccia della Vespa. Ma sicuramente, almeno in fase di montaggio, Kobe vide Eugenio andarci a cavallo.

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