Rieti, è scomparso il medico Sandrino Lattanzi: aveva 70 anni

Sandrino Lattanzi
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Martedì 19 Gennaio 2021, 00:10 - Ultimo aggiornamento: 09:12

RIETI - C’è un tratto del carattere che viene ricordato in queste ore di Sandrino Lattanzi, l’otorinolaringoiatra scomparso a 70 anni, dopo un breve ricovero all’ospedale de Lellis - i cui funerali sono stati celebrati nella chiesa di Piazza Tevere - e riguarda la grande umanità, abbinata alla capacità professionale, con cui accoglieva e curava i suoi pazienti. Un aspetto messo in evidenza da tanti per tratteggiare la figura del medico che ha lungamente lavorato all’ospedale di Rieti, preziosa spalla dell’ex primario Alfredo Procaccini, e prima ancora all’istituto Forlanini di Roma, dove si era specializzato nel ramo chirurgico, tanto che la decisione di tornare nella sua città di origine per stare più vicino alla moglie e alle due figlie, fu accompagnata da un generale rimpianto. «Ma Sandrino era così, lavoro e famiglia per lui venivano prima di ogni cosa, sempre disponibile nell’aiutare chi aveva bisogno e questo lo rendeva veramente una persona speciale», ricorda l’ex consigliere regionale Daniele Mitolo, uno dei suoi amici più stretti.
Conclusa l’esperienza in ospedale, il dottor Lattanzi si era dedicato all’attività privata nello studio che divideva con il fratello dermatologo Mauro, il quale, pur in un momento così doloroso, vuole sottolineare «la grande competenza nelle cure che ho potuto constatare da parte di medici e infermieri del reparto di Malattie infettive durante il ricovero di mio fratello».

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Uno dei pazienti di Sandrino Lattanzi ricorda, invece, lo scrupolo che lo rendeva speciale: «Le visite non erano mai rapide, duravano sempre molto perché il dottore chiedeva spiegazioni su ogni sintomo, anche il più blando, prima di prescriverti la cura, e questo ti faceva sentire tranquillo».

Le due amate figlie, Silvia e Annalisa, non avevano scelto la strada del padre, preferendo altri percorsi professionali (una è ingegnere e l’altra architetto), ed è la moglie Maria Teresa a sottolineare che «non era stato affatto un cruccio per lui, perché la professione del medico, come l’ha vissuta mio marito, richiede grande sacrificio e rinunce, quelle che lo hanno accompagnato tutta la vita».

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