Ammanchi in Comune:
«Responsabilità chiare
dei dipendenti condannati»

Tribunale
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Martedì 24 Luglio 2018, 07:50 - Ultimo aggiornamento: 13:24
RIETI - «In Appello chiederemo che venga eseguita la perizia contabile che non è stata disposta nel corso del processo di Rieti e un nuovo esame delle prove che i giudici hanno ritenuto decisive per condannare il mio assistito Gino Giannini con l’accusa di aver sottratto somme al Comune». Ad annunciarlo, all’indomani del deposito delle motivazioni della sentenza emessa dal tribunale lo scorso maggio, è l’avvocato Cristiano Euforbio, difensore dell’ex economo condannato per peculato a cinque anni e otto mesi, come pure farà la difesa di Rosalba Gaetani, l’altra ex dipendente del Comune di Montopoli, a sua volta condannata in concorso per lo stesso reato a quattro anni di reclusione (per entrambi gli imputati è scattata la prescrizione per altri episodi avvenuti anteriormente al 2009, e l’obbligo di risarcire l’ente: 671mila euro a carico di Giannini, 287mila nei confronti di Gaetani).

Ammanchi, come ha sostenuto l’accusa nel corso del dibattimento, causati dall’incasso da parte dell’ex dipendente di mandati di pagamento trasmessi alla Tesoreria a proprio nome, compresi quelli destinati ad altri creditori (aziende fornitrici di servizi, come Enel e Acea), spesso maggiorati negli importi originari. Parte delle somme, poi, vide beneficiaria la Gaetani, alla quale vennero riconosciute indennità e importi erogati per il raggiungimento di obiettivi, pur senza titoli giustificativi. «Al mio cliente viene contestato di aver causato il dissesto del Comune, ma dalle delibere redatte ogni anno sullo stato finanziario non viene apertamente citato, per cui chiederemo chiarezza anche su questo», aggiunge l’avvocato Euforbio.

LE MOTIVAZIONI
Secondo il tribunale (presidente del collegio Carlo Sabatini, con le colleghe Auricchio e Panariello), gli elementi documentali, comprovanti la responsabilità dei due ex dipendenti, al processo sono risultati consistenti e sono il frutto delle verifiche effettuate sia nel corso delle indagini condotte dalla Guardia di finanza, che dagli stessi uffici finanziari dell’amministrazione, al punto che sono gli stessi giudici a escludere una possibile «macchinazione» ordita da parte di altri settori dell’amministrazione, come pure ventilato in alcuni passaggi difensivi. I due imputati, rileva in sintesi il collegio, non hanno mai contribuito a fornire risposte, salvo le dichiarazioni spontanee rese dell’ex economo - che però non ha detto nulla sui mandati di pagamento contraffatti negli importi e nei destinatari, come anche i motivi per cui spesso lui ne beneficiava insieme alla collega - che potessero confortare altri scenari e ricostruzioni alternative rispetto alle tesi dell’accusa.
 
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