Rieti, la Mensa di Santa Chiara si trasferisce nel refettorio del Seminario

Mensa di Santa Chiara
di Giacomo Cavoli
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Martedì 15 Febbraio 2022, 00:10

RIETI - «Nel 2002, quando aprimmo le porte della mensa di Santa Chiara, il primo anno c’era soltanto una persona che venne a chiedere il nostro aiuto. Nel 2021, invece, siamo arrivati a servire anche 200 pasti in un solo giorno». E stop. Perché le cifre snocciolate dalla responsabile Stefania Balloni, da sole non raccontano solo dei danni economici aggravati dalla pandemia, ma anche dell’involuzione quanto mai drammatica subìta dalla città - con la sua solita e immarcescibile passività - nel corso degli ultimi vent’anni. Messa però per un attimo da parte l’endemica incapacità d’esistere, la matematica non è un’opinione e così dopo gli ultimi due drammatici anni di pandemia, per la mensa di Santa Chiara è arrivato il momento di confrontarsi con la realtà degli ormai angusti spazi di via San Francesco, non più sufficienti neanche a preservare la dignità di chi chiede aiuto.
«A causa della pandemia il numero delle richieste di un pasto giornaliero è aumentato esponenzialmente - racconta Balloni - E se non fosse stato sufficiente l’aver dovuto ridimensionare i nostri spazi a causa dei danni prodotti dal sisma, il distanziamento imposto dal Covid impedisce a molti, ogni giorno di poter entrare all’interno della mensa, costringendo ad attendere fuori la consegna del pasto». Scene che si ripetono quotidianamente, e che hanno finito per innescare anche il solito voyeurismo del dolore: «Ci sono persone che transitano lungo la via proprio all’ora di consegna, per vedere se tra chi chiede aiuto c’è qualche volto conosciuto, e questo non è ammissibile», denuncia Balloni. Così, entro i prossimi due-tre mesi, la mensa spera di poter cambiar casa, trasferendosi nei locali del ben più ampio refettorio del Seminario di via Terenzio Varrone. 
«Sarà la Curia a farcene dono - spiega Balloni - e per questo siamo grati al vescovo Domenico Pompili, che si è adoperato affinché i locali siano anche già attrezzati e funzionanti al momento della consegna. È una sensibilità che riscontriamo anche da parte di tanti reatini, molti dei quali non più residenti qui, che anche in quest’ultimo anno hanno scelto di effettuare una donazione a favore della mensa. Per tutto questo, non possiamo certo dire di sentirci soli».

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